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Opera & Cinema

Callas & Pasolini: 1 -2 - 3

L'opera nel cinema

I film d'opera sono un genere cinematografico che consiste nella riproduzione più o meno fedele e integrale di un'opera lirica. La contaminazione tra cinema ed opera può avvenire in diverse maniere che hanno dato origine ad altrettanti sottogeneri: le opere filmate, cioè la riproposizione su pellicola della messa in scena teatrale;le opere parallele, ispirate ai libretti d'opera e con larghe concessioni al cantato; le biografie di cantanti e musicisti.

                                                                                                      1. Muto (fino al 1926)

Il primo cinema attinse abbondantemente dalla letteratura e dal teatro di ogni epoca e di ogni paese. In particolare dalle opere liriche che richiedevano per una più completa spettacolarizzazione cinematografica l'uso della propria musica, magari accorciata, spezzata, riprodotta fonograficamente o eseguita in sala da un pianista con o senza cantanti. Si trattava di un tentativo che il cinema faceva per nobilitare le sue origini, per far dimenticare le lanterne magiche e i prestigiatori che lo avevano creato, per ottenere riconoscimenti nel mondo della cultura e della borghesia. In particolare era il melodramma il naturale punto di riferimento sia per chi aspirasse alla nobilitazione artistica del nuovo mezzo, sia per chi volesse sfruttare a scopi commerciali il potere di attrazione del genere musicale tradizionalmente più diffuso. Grazie soprattutto a tutto il bagaglio emotivo che offre allo spettatore: magniloquenza, patetismo e lirismo sentimentale.
E' significativo che negli anni '10 in Italia la casa editrice Sonzogno mostri l'intenzione di fondare una società di produzione, la "Musical-film", con lo scopo dichiarato di produrre opere cinematografiche.
I primi progetti di trasferire l'opera in film risale agli inizi del cinema, con la pratica di visualizzare singole arie operistiche sincronizzando proiettore e fonografo. Le immagini non dovevano essere che un complemento del fonografo e servire principalmente a far vedere le persone di cui si ascoltava la voce incisa sui cilindri.
Questo fenomeno rimarrà costante fino oltre il primo decennio del nostro secolo, ma raggiunse le dimensioni più vaste in Germania dove il produttore Oskar Messter, uno dei padri del cinema tedesco, produsse tra il 1903 e il 1913 centinaia di queste brevi pellicole dette Tonbilder. I Tonbilder vedevano all'opera i maggiori cantanti dell'epoca, con tanto di costumi, scenografia e regia di personalità altrettanto famose della scena teatrale. Anche in altri paesi esisteva una produzione di questo tipo. Ad esempio in Francia, dove la Pathé presentò all'inizio del Novecento il prologo di 28"> Pagliacci di Leoncavallo su pellicola con disco sincronizzato.
Con l'avvento del lungometraggio, la trasposizione più completa di opere liriche diventò un genere musicalmente rilevante: si filmano veri e propri estratti di opera destinati ad essere accompagnati da dischi. La sincronizzazione era ottenuta con metodi sperimentali.
Nel 1903 Georges Melies produsse per la Pathè un film ispirato al Faust. Ma il massimo sviluppo del film d'opera si ebbe tra il 1905 e il 1910. Nel 1908 viene prodotto un 13"> Trovatore presentato come "la riproduzione completa, dettagliatissima, dell'intero spartito del 13"> Trovatore in cinematografia, accompagnato per tutta l'azione dal grammofono sincronizzato".
Nel 1909 apparvero tre film tratti dal 10"> Rigoletto; uno di questi, prodotto in Francia, univa parti dell'opera originale di Victor Hugo e musica di Verdi utilizzando il disco sincronizzato. Sempre nello stesso anno troviamo 60"> Manon Lescaut e 40"> Lucia di Lammermoor, realizzati dalla casa di produzione La Nazionale, che, utilizzando rispettivamente brani delle omonime opere di Puccini e Donizetti, usava un apparecchio inventato dall'italiano Pagliej chiamato "cinemofono".
Nel 1910 fu diffusa la registrazione di un basso dell'Opera di Parigi che cantava un'aria del Faust dietro uno schermo sul quale si proiettava l'immagine del cantante in azione. Nel 1914 fu realizzata a Milano da Bertolini una pantomima cinematografica per 28"> Pagliacci, avvalendosi della partitura predisposta appositamente dallo stesso Leoncavallo in versione ridotta ed autonoma rispetto all'opera originaria..
Nel 1915 DeMille produsse una celebrata Carmen che si basava sul divismo di una delle cantanti americane più famose dell'epoca, il soprano Geraldine Farrar. Nonostante la disapprovazione del "Metropolitan Opera House" la cantante accettò il ruolo e contribuì senz'altro in maniera fondamentale al successo della pellicola, sia per le sue doti di attrice, sia per il puro e semplice potere di attrazione del suo nome. La stessa opera fu parodiata l'anno successivo da Chaplin.
Carmen rappresenta un "unicum" nella storia dell'opera in quanto è stata l'opera più appetibile, universalmente nota, eseguita ed ascoltata: tra il 1907 e il 1990 troviamo oltre 45 versioni legate in maniera più o meno libera all'opera di Bizet; soprattutto in questi primi anni in cui fino al 1920 ne troviamo addirittura una ventina.
Nel 1916 venne prodotto in Germania Lohengrin: durante la proiezione i solisti, il coro e l'orchestra posti dietro lo schermo eseguivano la partitura di Wagner. Nello stesso periodo troviamo ancora una versione italiana della 43"> Bohème di Puccini (1917), 35"> Tosca e 44"> Madama Butterfly in Germania (1918). Nel 1922 fu prodotta in Germania la prima opera scritta espressamente per lo schermo, Janseits des Stromes, in cui nella parte inferiore dell'immagine venivano proiettate guide musicali che permettevano al direttore d'orchestra di sincronizzare solisti, orchestra ed immagini.
Nel 1926 Lillian Gish fu Mimì in Bohème di King Vidor. Questo fu un po' un caso limite in quanto la musica, per questioni di diritti d'autore non era di Puccini ma firmata da Mendoza e Axt.
Il capitolo sul rapporto fra opera e cinema muto si conclude con uno degli episodi più prestigiosi dell'epoca. Alla versione filmica de Il cavaliere della rosa del 1926 lavorarono sia il librettista sia il compositore dell'originale teatrale di quindici anni prima: Hugo von Hofmannsthal stese la sceneggiatura e Richard Strauss la musica, che non è una semplice riduzione della partitura precedente, ma una rielaborazione con parti nuove, espressamente scritte per l'occasione. Il compositore stesso diresse la prima esecuzione, con grandi difficoltà nel rispettare i sincronismi indispensabili al cinema.


                                                                                                         2. SONORO (dal 1927)

L'avvento del cinema sonoro rese possibili nuove realizzazioni, impiegando soprattutto famosi cantanti. L'uso del sonoro fu, infatti, un grande stimolo alla produzione di film d'opera soprattutto in Italia. In particolare la possibilità di coniugare l'immagine con il suono produce un genere autonomo nel cinema italiano, quello appunto denominato operistico; anche in altri paesi (soprattutto Germania, Usa, Francia e Gran Bretagna) si producono film ispirati all'opera lirica, ma è solo in Italia che si sviluppa una codificazione che rimane intatta sino alla metà degli anni '50.
Dal 1926 la compagnia americana Warner-Vitaphone realizzò le prime registrazioni di arie d'opera con cantanti lirici come Gigli204"> Martinelli e De Luca. In seguito Fortune Gallo produsse un'edizione dei 28"> Pagliacci con i cantanti della sua San Carlo Touring Company.
A partire dal 1932, l'Educational Films produsse una serie di versioni condensate di 18 minuti chiamate operalogues di Marta, Carmen, 34"> Cavalleria Rusticana e la GMG ebbe come star i famosi cantanti Grace Moore, Lawrence Tibbett6"> Lily Pons in lungometraggi comprendenti estratti d'opere.
Nel 1934 trovò la via dello schermo 108"> La Serva Padrona di Pergolesi con la regia di Giorgio Mannini, protagonista Bruna Dragoni, il miglior esito d'opera in film del tempo.
Vari registi presero a sostenere, sulla fine degli anni 30, la tesi che l'opera filmata fosse il genere più adatto al film sonoro, specie in Italia, patria del melodramma. Tale concezione trovò un acceso sostenitore in Carmine Gallone, che già aveva partecipato alla sceneggiatura, nel 1915, di Rapsodia Satanica, con musiche originali di Mascagni.
Durante il fascismo, la politica culturale era rivolta a mettere in evidenza tutti quegli aspetti della cultura nazionale che potevano alimentare la retorica di un'orgogliosa rivendicazione della tipicità e della particolarità dell'Italia. Tra questi elementi di italianità c'era il belcanto. L'Italia veniva mostrata come la patria dell'opera lirica, la culla del melodramma, rispetto cui ha prodotto i più grandi compositori. L'italianità che si esprime nell'opera lirica è merce esportabile, su cui la propaganda può tessere il suo lavoro, volto a far primeggiare l'Italia nel panorama internazionale. Questo il disegno politico, rispetto a un uso della cultura quale fattore di propaganda del regime fascista e di Mussolini.
Le opere di Gallone rientrano in questo disegno più o meno consapevolmente. Inizialmente firmò numerose realizzazioni cinematografiche aventi come protagonisti cantanti celebri, con arie e brani di opere: si ricordano, tra gli altri, E lucean le stelle del 1935, Solo per te del 1937 con Gigli e Cebotari. Questi, riscuotendo grande successo, dovevano aprire la strada al genere del film musicale all'italiana, alla biografia di musicisti famosi o alla versione cinematografica dei più noti melodrammi italiani.
Ebbero allora grande diffusione alcune pellicole che Gallone soleva chiamare "opere parallele", basate cioè su vicende originali, parallele ed affini a quelle narrate in musica dall'opera prescelta come riferimento. In tale prospettiva Gallone curò la realizzazione di Il sogno di Butterfly del 1939 con la Cebotari e Gobbi, Amami Alfredo tratto da 8"> La Traviata del 1940 con Cebotari, Davanti a lui tremava tutta Roma in cui la 35"> Tosca di Puccini veniva intersecata ad episodi della resistenza, con Gobbi e Sinimberghi (1946), Addio Mimì con la Eggerth e Jan Kiepura del 1947, opera parallela che fonde la storia d'amore con quella della 43"> Bohème, l'opera che i due innamorati devono interpretare.
A queste pellicole alternò la realizzazione di vere e proprie opere filmate propiziando un gusto popolare di grande risonanza dopo il secondo conflitto mondiale.
Tra i film di vere e proprie opere diretti da Gallone si ricordano, tra gli altri, 60"> Manon Lescaut del 1940, 10"> Rigoletto del 1946 con protagonista Tito Gobbi e orchestra diretta da Tullio Serafin, 8"> Traviata del 1947 con protagonista N. Corradi, 11"> La forza del destino del 1950 con Corradi, Mancini, Sinimberghi, Galliano Masini240"> Giulio Neri e Tito Gobbi.
Questo può essere considerato uno dei migliori film d'opera di Gallone in quanto, per mettere adeguatamente in scena il capolavoro verdiano non trascura nessuna delle risorse offerte dal cinema alternando continuamente toni e generi, dall'eroico al grottesco, dal mistico al melodrammatico. Il racconto viene poi introdotto dal poeta seicentesco Savedra, come a dimostrare che il cinema non è l'altro che l'estensione dell'opera nello spazio e nel tempo.
E ancora 13"> Il trovatore del 1949 con Pederzini, Sinimberghi, Mascherini, Colonnello; La leggenda di Faust del 1949 con musiche di Gonoud insieme ad alcune pagine tratte dal 31"> Mefistofele di Boito e con Gino Mattera; 34"> Cavalleria 34"> Rusticana del 1953 con Tito Gobbi.
Seguono 44"> Madama Butterfly nel 1954 con voce di Orietta Moscucci, produzione italo-giapponese che univa attori giapponesi a cantanti italiani; è una fedele versione dell'opera di Puccini su libretto di Illica e Giacosa, preceduta da un breve prologo che ambienta la situazione a Nagasaki; Casta diva del 1955; 35"> Tosca del 1956 con Franco Corelli e Afro Poli, girata al Teatro dell'Opera di Roma e a Cinecittà.
Anche nel dopoguerra Gallone continua la sua produzione di film melodrammatici concentrandosi su vicende che sono ricavate dall'opera lirica. Si propone ancora una volta come regista funzionale alle richieste che gli provengono dal mondo della produzione. La cinematografia italiana nel dopoguerra punta anche al film d'opera per trovare un suo spazio di specificità, e quindi una capacità di penetrazione del mercato nazionale e dei mercati esteri. Gallone coglie al volo questa occasione e intensifica il suo lavoro in questa direzione.
Sempre in Italia altri registi si dedicarono al genere dell'opera filmata.
Mario Costa che nel 1946 firmò 1"> Il Barbiere di Siviglia, primo esempio di opera lirica adattata per lo schermo girato interamente in studio; C. Mastrocinque firmò Figaro e 1"> Barbiere di Siviglia nel 1955 con Gobbi e Giulio Neri; Mario Costa diresse 46"> L'elisir d'amore nel 1946 con N. Corradi, Sinimberghi e Gobbi; 28"> Pagliacci, trasposizione fedele dell'opera di Leoncavallo preceduta da una breve introduzione, nel 1948 con due distinte compagnie, dove figurano attori di cinema come Gina Lollobrigida e cantanti come Fineschi126"> Masini e Gobbi; poi Il segreto di Don Giovanni del 1951 e Gli amori di 60"> Manon Lescaut del 1955. Clemente Fracassi realizzò nel 1953 12"> Aida condensando l'opera verdiana e impiegando due distinte compagnie d'interpreti tra cui Sophia Loren con voce di Renata Tebaldi, e nel 1956 33"> Andrea Chénier.
Fernardo Cerchio diresse nel 1948 la 352"> Cenerentola con Lori Randi e voce di Fedora Barbieri. G. del Signore realizzò nel 1952 48"> Sonnambula con Paola Bertini, con la voce di Fiorella Ortis, e 55"> La favorita nello stesso anno con Sophia Loren e voce del soprano Palmira Vitali Marini. Ancora si ricordano: Amleto Palermi con 46"> Elisir d'amore nel 1941, Piero Ballarini regista della 40"> Lucia di Lammermoor del 1946 con N. Corradi; Flavio Calzavara con 10"> Rigoletto e la sua tragedia del 1954, protagonista Aldo Silvani. E' un adattamento del dramma verdiano in cui fra le parti dialogate si inseriscono le arie più note interpretate da Tito Gobbi (10">Rigoletto), Giuseppina Rinaldi (Gilda) e Mario del Monaco (duca di Mantova); Giuseppe Fatigati con 28"> Pagliacci del 1943 con protagonista Beniamino Gigli. E' un curioso melodramma che mescola la storia con la musica.
Max Calandri produce nel 1948 Lohengrin di Wagner con Antonio Cassinelli; Giacomo Gentilomo ha diretto nel 1957 Siegfried con Sebastian Fischer; nel 1958 Vladi Orengo è stato il regista di Maestro di cappella di Cimarosa con Borgonovo; Enrico Fulchignoni ha diretto nel 1959 Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi.
In particolare dopo la seconda guerra mondiale, i film d'opera si sono moltiplicati diffondendosi non solo nelle sale, ma anche attraverso la televisione. I rapporti tra il cinema e l'opera si arricchiscono, con risultati talvolta interessanti: ma siamo sempre sull'episodico, senza che vere e proprie scuole si formino e senza che i film ottengano risultati tali da produrre codificazioni.
Alcune realizzazioni non si allontanano molto dalla pura e semplice rappresentazione filmata. E' il caso soprattutto di numerose rappresentazioni italiane degli anni '50, che si differenziano da uno spettacolo in quanto ripropongono una forma notevolmente ridotta come ad esempio il già citato 1"> Il Barbiere di Siviglia di Mastrocinque del 1955. Altri autori, senza uscire dallo spazio scenico, fanno uso di grande mobilità per realizzare un lavoro di autentica creazione.
L'esistenza di uno specifico genere cessa non a caso intorno al 1955, quando profonde modificazioni etniche e sociali si ripercuotono su tutta la produzione culturale italiana, cinema compreso. Superata dall'interesse per la televisione e dalla diffusione della musica leggera, l'opera lirica vede drasticamente diminuire i consensi di pubblico. Non vi è più motivo che un cinema operistico continui a vivere. Questo però non significa che film ispirati ad opere liriche non continuino ad essere prodotti in Italia come all'estero.
In Gran Bretagna nel 1937 K. Grune realizzo i 28"> Pagliacci; più tardi, nel 1950, Michael Powell e Emerio Pressburger portarono sullo schermo I racconti di Hoffmann di Hoffenbach con uno straordinario allestimento scenico e un cast di cantanti tra cui Moira Shearer, Ludmilla Tcherina con l'orchestra diretta da Thomas Beecham. Sempre in Inghilterra, nel 1952, Peter Brook firmò The Beggar's Opera di J. Gay e J. C. Pepush, con Lawrence Oliver come protagonista.
Strettamente aderenti alla concezione della fedele ripresa cinematografica di un allestimento teatrale furono vari registi nei paesi tedeschi. Si ricordano Le nozze di Figaro del 1949 di Georg Wildhagen e specialmente Don Giovanni di Paul Czinner del 1954 che riprende, con precisione assoluta, l'allestimento salisburghese diretto da Wilhelm Furtwangler e un cast favoloso di interpreti, come la Grummer, la Berger, Edelmann, Dermota con la Filarmonica di Vienna. Un'altra versione cinematografica dell'opera di Mozart fu realizzata l'anno dopo in Austria da W. Kolm-Veltée.
Ancora in Germania, nel 1950, Wildhagen ha firmato l'opera Le allegre comari di Windsor di Nicolai con i cantanti dell'Opera di Stato di Berlino. In Cecoslovacchia è stata filmata La sposa venduta di Smetana, nel 1913 da Max Urban e nel 1933 da V. Vancura, pur se la più celebre realizzazione filmica resta quella diretta nel 1932 da Max Ophul. Si ricordano ancora Dalibor del 1956, l'opera di Smetana filmata da K. Kriska; Louise di Charpentier del 1938 di Abel Gance; nel 1961 Fidelio di Beethoven di Walter Felsenstein.
Varie opere filmate sono state prodotte anche in Russia. A tale proposito la più celebre è stata Boris Godunov del 1954 di Vera Stroijeva, dove la presenza della ripresa cinematografica si evidenzia soltanto nelle grandi scene di massa. Ancora la Stroijeva ha firmato nel 1959 con la partitura di Mussorgskij riveduta da Dimitri Scjostakovic. Pur se non strettamente un'opera, quanto piuttosto una cantata drammatica, è l'Aleksander Nevskij, realizzato nel 1940 da Eisenstein in stretta collaborazione col musicista Sergej Prokofiev.
Ancora ricordiamo film in cui, rispetto all'allestimento teatrale, viene ad assumere un maggior rilievo l'elemento cinematografico, anche per l'incidenza di una apposita sceneggiatura. Due esempi memorabili furono realizzati da G. W. Pabst con L'opera da tre soldi del 1951 di Brecht-Weill con Lotte Lenya, attrice-cantante, e con Don Quixote del 1953 con Fedor Chaliapine nel ruolo del protagonista della partitura omonima di Massenet. Anche The Medium di Giancarlo Menotti fu un esito brillantissimo in quanto la tecnica cinematografica, utilizzata in maniera fluida, riuscì a captare esattamente la massima incisività dell'interpretazione. Nel 1959 troviamo Porgy and Bess di Gershwin con la regia di Otto Preminger.
Dopo una lunga eclissi del genere del film d'opera, si sono avuti negli anni '70 due esiti clamorosi che hanno sconvolto tutte le concezioni precedenti, anche se hanno raggiunto esiti divergenti, cioè Trollfloiten (Il flauto magico) di Ingmar Bergman del 1975 e Don Giovanni di Joseph Losey del 1979.
Il Flauto magico rappresenta un unicum non solo nella filmografia del regista, ma anche nella storia del genere, e per questo osannato sia dai critici cinematografici che da quelli musicali: il segreto della riuscita è nello straordinario equilibrio tra musica teatro e cinema, tre arti riunite all'insegna di una giocosa, intima e sensuale rappresentazione, cosciente di essere pura creazione (alla fine di ogni scena appaiono inquadrature di giovani spettatori) e con sottotitoli inseriti direttamente nell'azione mediante cartelli portati dagli stessi personaggi.
Nel Don Giovanni l'autore ha spogliato l'azione dagli elementi troppo teatrali, calandola nel realistico scenario del Veneto e delle cinquecentesche ville palladiane. L'articolazione formale del film risulta abbastanza aderente alla segmentazione prevista dal librettista e compositore. L'opera si connota per la scelta di realizzare un film su un'opera, interamente cantata, seguita da capo a fondo, senza fermarsi all'ambientazione teatrale. Innesta il linguaggio proprio e particolare del film sopra il linguaggio dell'opera: non forza l'opera dentro i meccanismi propri del linguaggio filmico, ma ha trovato una misura per cui il film non rinuncia a certe sue proprietà non gravando tuttavia sull'opera.
Va segnalato un altro, diverso approfondimento dell'opera di Losey, Mosè e Aronne, fedelissima versione dell'opera di Arnold Schonberg, di Straub e Huillet che privano l'immagine di qualunque attrattiva a favore di un cinema di pensiero.
Dal 1970 in poi, seguendo una generale tendenza dell'industria del cinema, diminuì la produzione di film d'opera, a causa soprattutto di una sempre maggiore diffusione della televisione, di produzioni cinematografiche per la tv, di videocassette.
Ricordiamo nel 1976 Der Fliegend Hollander realizzato per la televisione da Brian Large, che divenne poi negli anni successivi uno dei più importanti registi di opere e concerti per la televisione.
Altri importanti registi presero parte alla produzione di film d'opera. Ricordiamo l'italiano Franco Zeffirelli, la cui produzione della 43"> Bohème realizzata alla Scala fu ricreata per lo schermo nel 1965 con Mirella Freni. Realizzò inoltre nel 1982 8"> La Traviata con Teresa Stratas. Zeffirelli mette in scena un "musical alla cui colonna sonora ha pensato Verdi", privilegiando la scenografia a scapito dell'introspezione psicologica e dell'interpretazione musicale sacrificando arie celebri.
a scapito dell'introspezione psicologica e dell'interpretazione musicale sacrificando arie celebri.
Poi 25"> Otello nel 1986 con Placido Domingo. Il film è una libera versione dell'opera di Giuseppe Verdi, con l'aggiunta di alcune danze e di alcuni tagli, che accosta cantanti veri ad attori doppiati. L'orchestra è diretta da Lorin Maazel.
Nel 1984 Francesco Rosi realizzo Carmen con Placido Domingo. Si tratta di un film d'opera molto fedele all'opera di Bizet, anche se Rosi trasporta i cantanti in una Spagna realistica e solare, eliminando così gli elementi troppo teatrali.
Nel 1987 Luigi Comencini realizzò 43"> La Bohème. Grazie ad una regia realistica tesa a evitare il rischio dell'opera filmata, si crea un buon rapporto tra il canto e lo spazio cinematografico. I melomani e alcuni critici musicali hanno protestato per la riduzione dell'opera a mera colonna sonora e per l'interpretazione non molto convincente di Carreras. Rispetto all'opera la versione di Comencini dura di meno.
Infine merita almeno una citazione il film d'operetta, di cui gli esiti più convincenti furono The Merry Widow del 1925 di E. von Strhoeim e di Lubitsch del 1934.
L'affermazione della cine-operetta può essere collegata al successo del sonoro ed ebbe il suo sviluppo più naturale nei paesi ove l'operetta aveva avuto una solida tradizione come forma teatrale e un sicuro successo di pubblico: Austria, Germania e Ungheria per l'operetta di gusto viennese, e Inghilterra per il teatro di Gilbert & Sullivan. Si ricordano soltanto Die Fledarmaus di C. Lamac del 1931 sull'omonima operetta di J. Strauss, Im weissen Rossl del 1935 dello stesso Lamac dall'omonimo lavoro di R. Benatzky, Wiener Blut di W. Forst del 1942 sull'analogo lavoro di J. Strauss, The Mikado di V. Schertzinger del 1939 sull'omonima opera di Gilbert & Sullivan.
Al di là dell'oceano Atlantico la lezione di Lubitsch si è praticamente trasferita al musical americano, di cui l'esempio più emblematico fu offerto da Oklahoma! del 1943 di Rodgers & Hammerstein.



                                                                                                       Sara Contavalli
                                                                                  DAMS TORINO, INDIRIZZO MUSICA
                                                                                                            III° anno
                                                                                                 Torino, gennaio 2004



                                                                                                          BIBLIOGRAFIA:

COLAZZO C., Musica al cinema: l'opera; percorsi cinematografici per la scuola, Tiziana Rusconi, Trento, 2002.
DI GIAMMATTEO F., Dizionario universale del cinema, Editori Riuniti, Roma 1990
KERMOL E., TESSAROLO M. (a cura di), La musica del cinema, Bulzoni,
MANVELL R., HUNTLEY J., Tecnica della musica nel film, Edizioni di Bianco e Nero, Roma 1959.
MEREGHETTI P., Dizionario dei film 2002, Baldini&Castoldi, Milano, 2002.
MICELI S., La musica nel film, Dicanto edizioni, Fiesole, 1982.
RONDOLINO G., Cinema e musica. Breve storia della musica cinematografica, Utet, Torino, 1991.
SIMEON E., Per un pugno di note, Rugginenti editore, Milano 1995
SEMET T. (a cura di), Il musical. Storia illustrata del cinema, Milano libri edizioni, Milano, 1977.
Dizionario enciclopedico dell'opera lirica
Grance enciclopedia della musica lirica, ed. Longanesi e Periodici



1903 FAUST realizzato dalla Path*.
1904 PARSIFAL di Thomas Edison di 22 minuti in cui gli otto momenti più salienti del dramma erano uniti fra loro da diapositive esplicative e con una partitura sintetica per l'accompagnamento al pianoforte.
1908  MANON LESCAUT (casa di produzione La Nazionale)
 LUCIA DI LAMERMOOR (casa di produzione La Nazionale)
 IL TROVATORE di Lamberto e Azeglio Pineschi
1909  RIGOLETTO
 MANON LESCAUT realizzato in Italia
1910 FAUST di Henri Andreani e Georges Fagot
 LUCIA DI LAMERMOOR realizzato in Italia
1911  AIDA
1913 RICHARD WAGNER di Carl Froelich prodotto in Germania con commento musicale attinto dall'opera di Wagner. Protagonista Giuseppe Becce
1915 PEER GYNT di Oscar Apfel Usa
1915 CARMEN di Cecil B. de Mille con Geraldin Ferrar
1916 LOHENGRIN
1926 LA BOHEME di King Vidor con Lillian Gish, John Gilbert, Renée Adorée, Roy d'Arcy, Edward Everett Horton.
IL CAVALIERE DELLA ROSA con arrangiamento scritto dallo stesso Strauss
1933 CARMEN di Lotte Reiniger
1935 CASTA DIVA di Carmine Gallone con Sandro Palmieri, Martha Eggerth, Bruna Dragoni, Lamberto Picasso, Gualtiero Tumiati, Ennio Carlesi, Maurizio D'Ancona. (Vita di Bellini)
1939  MANON LESCAUT di Carmine Gallone con Alida Valli, Vittorio De Sica, Elisa Cegani.
1940 AMAMI ALFREDO di Gallone tratto da La Traviata con Cebotari.
1943  PAGLIACCI di Giuseppe Fatigati con Alida Valli, Paul Horbiger, Beniamino Gigli, Carlo Romano, Karl Martell. Scene musicali interpretate da Beniamino Gigli Adriana Perris e Leone Paci.
1946 IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Mario Costa con Ferruccio Tagliavini Tito Gobbi, Nelly Corradi, Vito de Taranto, Italo Tajo, Natalia Nicolini.
 RIGOLETTO di Carmine Gallone con Tito Gobbi, Marcella Govoni (voce di Lina Pagliughi), Mario Filippeschi240"> Giulio Neri943"> Anna Maria Canali.
 LUCIA DI LAMMERMOOR di Piero Ballerini con Nelly Corradi, Afro Poli Mario Filippeschi, Aldo Ferracuti, Loreta di Lelio, Italo Tajo.
1947 L'ELISIR D'AMORE di Mario Costa con Nelly Corradi, Gino Sinimberghi, Tito Gobbi266"> Italo Tajo, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano.
ADDIO MIMI' di Carmine Gallone con Martha Eggerth115"> Jan Kiepura, John Abbott, Marc Platt, Gil Lamb, Sterling Hoolway.
1949  IL TROVATORE di Gallone con Vittoria Colonnello (con voce di Franca Sacchi), Gino Sinimberghi (con voce di Antonio Salvarezza), Gianna Pederzini Enzo Mascherini, Enrico Formichio.
PAGLIACCI (AMORE TRAGICO) di Mario Costa con Gina Lollobrigida (voce di Onelia Fineschi), Afro Poli (voce di Galliano Masini), Tito Gobbi, Morucci (voce di Gino Sinimberghi).
1950  LA FORZA DEL DESTINO di Gallone con Nelly Corradi, Gino Sinimberghi, Tito Gobbi240"> Giulio Neri, Vito De Taranto, Mira Vargas, John Kitzmiller, Fausto Tommei, Nerio Bernardi.
1952 PUCCINI di Gallone con Gabriele Ferzetti, Marta Toren, Nadia Gray, Paolo Stoppa, Myriam Bru, Sergio Tofano. Le parti cantate sono eseguite da Beniamino Gigli Antonietta Stella785"> Rossana Carteri240"> Giulio Neri e Gino Penno. (vita di Puccini).
 LA FAVORITA di Cesare Barlacchi con Gino Sinimberghi, Sophia Loren (voce del soprano Palmira Vitali Marini), Franca Tramantini (voce del mezzosoprano Miriam di Giove), Paolo Silveri675"> Alfredo Colella.
1953  AIDA di Clemente Fracassi con Sophia Loren (doppiata da Renata Tebaldi), Lois Maxwell (voce di Ebe Stignani), Luciano Della Marra (voce di Giuseppe Campora), Afro Poli (voce di Gino Bechi), Antonio Cassinelli (voce di Giulio Neri), Enrico Formichi, Alba Arnova.
1954 10"> RIGOLETTO E LA SUA TRAGEDIA di Flavio Calzavara con Aldo Silvani, Janet Vidor, Gerard Landry, Cesare Polacco, Franca Tamantini, Nietta Zocchi.
1954 CASTA DIVA di Gallone con Antonella Lualdi, Nadia Gray, Maurice Ronet, Renzo Ricci, Jaques Castelot, Fausto Tozzi, Marina Berti, Paola Borboni, Camillo Pilotto
1955  MADAMA BUTTERFLY di Gallone con Kaoru Yachigusa (con voce di Orietta Moscucci), Nicola Filacuridi (con voce di Giuseppe Campora), Michico Tanaka, Josephime Corry.
FIGARO,  BARBIERE DI SIVIGLIA di Mastrocinque con Tito Gobbi, Irene Genna (voce di Giulietta Simionato), Cesco Baseggio (voce di Nicola Monti), Giulio Neri, Armando Francioli.
1956  TOSCA di Carmine Gallone con Franca Duval (voce di Maria Caniglia), Afro Poli (voci di Gian Giacomo Guelfi), Vito de Taranto, Antonio Sacchetti, Aldo Corelli, Ferdinando Alfieri.
1975 IL FLAUTO MAGICO di Ingmar Bergman con Josef Kostlinger, Irma Urrila, Hakan Hagegard, Elisabeth Eriksson, Ulrik Cold, Bergit Nordin, Ragnar Ulfung. Musica eseguita dall'orchestra della radio svedese diretta da Eric Ericson.(impianto teatrale dichiarato, svelato nei suoi retroscena ed esibito come tale).
1974 MOSE' E ARONNE di Jean-Marie Straub e Daniel Huillet con Gunther Reich, Louis Devos, Eva Csapo, Reger Lucas, Werner Mann, Ladislav Illavsky.
1979 DON GIOVANNI di Joseph Losey con Ruggero Raimondi, John Macudy, Edda Moser, Kiri Te Kanava, Kenneth Riegel, José Van Dam, Teresa Berganza, Eric Adjani. Orchestra e coro dell'Opera di Parigi diretti da Lorin Mazeel.
1983  TRAVIATA di Franco Zeffirelli con Teresa Stratas, Placido Domingo, Cornell Mac Neil, Alan Monk, Azelle Gall, Pina Cei, Maurizio Barbacini.
1984 CARMEN di Francesco Rosi con Placido Domingo Julia Migenes-Johnson, Ruggero Raimondi, Faith Esham, Julien Guiomar.
1986 OTELLO di Franco Zeffirelli con Placido Domingo, Katia Ricciarelli, Justino Diaz, Urbano Barberini, Petra Malakova, Massimo Foschi, Remo Remotti, Sergio Nicolai. Orchestra diretta da Lorin Maazel.