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Barbiere di Siviglia

Trama Breve Compositore

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Melodramma buffo in due atti

Libretto di Cesare Sterbini

Musica di Gioacchino Rossini
 

Personaggi:
  • Il Conte d'Almaviva  - tenore
  • Don Bartolo, dottore in medicina, tutore di Rosina - basso buffo
  • Rosina mezzosoprano
  • Figaro, barbiere - baritono
  • Don Basilio, maestro di musica di Rosina  - basso
  • Berta vecchia governante in casa di Bartolo - soprano
  • Fiorello, servitore di Almaviva - baritono
  • Ambrogio, servitore di Bartolo - mimo
  • Un ufficiale - baritono

    Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 20 Febbraio 1816
     

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

    ATTO I

    SCENA I

    Una piazza della citta' di Siviglia.
    Il momento dell'azione È sul terminar della notte.
    A sinistra È la casa di Bartolo, con balcone praticabile,
    circondato da gelosia, che deve aprirsi e chiudersi
    - a suo tempo - con chiave.
    Fiorello, con lanterna nelle mani,
    introducendo sulla scena vari suonatori di strumenti.
    Indi il Conte avvolto in un mantello.

     
    FIORELLO
    (avanzandosi con cautela)
    Piano, pianissimo,
    senza parlar,
    tutti con me
    venite qua.
     
    CORO
    Piano, pianissimo,
    eccoci qua.
     
    TUTTI
    Tutto È silenzio;
    nessun qui sta
    che i nostri canti
    possa turbar.
     
    CONTE
    (sottovoce)
    Fiorello Ola'
     
    FIORELLO
    Signor son qua.
     
    CONTE
    Ebben! gli amici?
     
    FIORELLO
    Son pronti gia'.
     
    CONTE
    Bravi, bravissimi,
    fate silenzio;
    piano, pianissimo,
    senza parlar.
     
    CORO
    Piano, pianissimo, senza parlar.
     

    (I Suonatori accordano gli istrumenti,
    e il Conte canta accompagnato da essi.)

     
    CONTE
    Ecco, ridente in cielo
    spunta la bella aurora,
    e tu non sorgi ancora
    e puoi dormir cosi'?
    Sorgi, mia dolce speme,
    vieni, bell'idol mio;
    rendi men crudo, oh Dio,
    lo stral che mi feri'.
    Oh sorte! gia' veggo
    quel caro sembiante;
    quest'anima amante
    ottenne pieta'.
    Oh istante d'amore!
    Oh dolce contento!
    Soave momento
    che eguale non ha!
    Ehi, Fiorello?
     
    FIORELLO
    Mio Signore
     
    CONTE
    Di', la vedi?
     
    FIORELLO
    Signor no.
     
    CONTE
    Ah, ch'È vana ogni speranza!
     
    FIORELLO
    Signor Conte, il giorno avanza
     
    CONTE
    Ah! che penso! che faro'?
    Tutto È vano buona gente!
     
    CORO
    (sottovoce)
    Mio signor
     
    CONTE
    Avanti, avanti.

    (Da' la borsa a Fiorello, il quale distribuisce i denari a tutti.)

    Piu' di suoni, piu' di canti
    io bisogno omai non ho.
     
    FIORELLO
    Buona notte a tutti quanti,
    piu' di voi che far non so.
     

    (I Suonatori circondano il Conte ringraziandolo
    e baciandogli la mano e il vestito.
    Egli, indispettito per lo strepito che fanno, li va cacciando.
    Lo stesso fa anche Fiorello.)

     
    CORO
    Mille grazie mio signore
    del favore dell'onore
    Ah, di tanta cortesia obbligati in verita'.
    (Oh, che incontro fortunato!
    È un signor di qualita'.)
     
    CONTE
    Basta, basta, non parlate
    Ma non serve, non gridate
    Maledetti, andate via
    Ah, canaglia, via di qua.
    Tutto quanto il vicinato
    questo chiasso svegliera'.
     
    FIORELLO
    Zitti, zitti che rumore!
    Ma che onore? che favore?
    Maledetti, andate via Ah, canaglia, via di qua!
    VÈ, che chiasso indiavolato! Ah, che rabbia che mi fa!
     

     
    (I suonatori partono.)

     
     
       
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    SCENA II

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  


                                                                                                              
      
    Il Conte e Fiorello.

     
    CONTE
    Gente indiscreta!
     
    FIORELLO
    Ah, quasi con quel chiasso importuno
    tutto quanto il quartiere han risvegliato.
    Alfin sono partiti!
     
    CONTE
    (guardando verso la ringhiera)
    E non si vede!
    È inutile sperar.
    (Passeggia riflettendo.)
    (Eppur qui voglio aspettar di vederla.
    Ogni mattina ella su quel balcone
    a prender fresco viene sull'aurora.
    Proviamo.)
    Ola', tu ancora ritirati, Fiorel.
     
    FIORELLO
    Vado. La' in fondo
    attendero' suoi ordini.
     

    (Si ritira.)
     
    CONTE
    Con lei
    se parlar mi riesce,
    non voglio testimoni. Che a quest'ora
    io tutti i giorni qui vengo per lei
    dev'essersi avveduta. Oh, vedi, amore
    a un uomo del mio rango
    come l'ha fatta bella! Eppure, eppure
    dev'essere mia sposa
    (Si sente da lontano venire Figaro cantando.)
    Chi È mai quest'importuno?
    Lasciamolo passar; sotto quegli archi,
    non veduto, vedro' quanto bisogna;
    gia' l'alba appare e amor non si vergogna.
     

     
    (Si nasconde sotto il portico.)

     
     

    SCENA III

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  


                                                                                                 (Atto I)
      
    Figaro, con la chitarra appesa al collo.

     
    FIGARO
    Largo al factotum
    della citta'.
    Presto a bottega,
    chÈ l'alba È gia'.
    Ah, che bel vivere,
    che bel piacere
    per un barbiere
    di qualita'!
    Ah, bravo Figaro!
    Bravo, bravissimo;
    fortunatissimo
    per verita'!
    Pronto a far tutto,
    la notte e il giorno
    sempre d'intorno,
    in giro sta.
    Miglior cuccagna
    per un barbiere,
    vita piu' nobile,
    no, non si da'.
    Rasori e pettini,
    lancette e forbici,
    al mio comando
    tutto qui sta.
    V'È la risorsa,
    poi, del mestiere
    colla donnetta
    col cavaliere
    Ah, che bel vivere,
    che bel piacere
    per un barbiere
    di qualita'!
    Tutti mi chiedono,
    tutti mi vogliono,
    donne, ragazzi,
    vecchi, fanciulle:
    Qua la parrucca
    Presto la barba
    Qua la sanguigna
    Presto il biglietto
    Figaro Figaro
    Son qua, son qua.
    Figaro Figaro.
    Eccomi qua.
    AhimÈ, che furia!
    AhimÈ, che folla!
    Uno alla volta,
    per carita'!
    Pronto prontissimo
    son come il fulmine:
    sono il factotum
    della citta'.
    Ah, bravo Figaro!
    bravo, bravissimo;
    a te fortuna
    non manchera'.
     


    SCENA IV                   (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     
    Figaro, poi il Conte.

     
    FIGARO
    Ah, ah! che bella vita!
    Faticar poco, divertirsi assai,
    e in tasca sempre aver qualche doblone
    gran frutto della mia riputazione.
    Ecco qua: senza Figaro
    non si accasa in Siviglia una ragazza:
    a me la vedovella
    ricorre pel marito: io, colla scusa
    del pettine di giorno,
    della chitarra col favor la notte,
    a tutti onestamente,
    non fo per dir, m'adatto a far piacere,
    oh che vita, che vita! Oh che mestiere!
    Orsu', presto a bottega
     
    CONTE
    (avanzandosi)
    È desso, o pur m'inganno?)
     
    FIGARO
    (scorgendo il Conte)
    (Chi sara' mai costui?)
     
    CONTE
    (Oh, È lui senz'altro!)
    Figaro!
     
    FIGARO
    Mio padrone
    (riconoscendo il Conte)
    Oh, chi veggo! Eccellenza!
     
    CONTE
    Zitto, zitto, prudenza!
    Qui non son conosciuto,
    nÈ vo' farmi conoscere. Per questo
    ho le mie gran ragioni.
     
    FIGARO
    Intendo, intendo,
    la lascio in liberta'.
     
    CONTE
    No no
     
    FIGARO
    Che serve?
     
    CONTE
    No, dico: resta qua;
    forse ai disegni miei
    non giungi inopportuno Ma cospetto,
    dimmi un po', buona lana
    come ti trovo qua? poter del mondo!
    Ti veggo grasso e tondo
     
    FIGARO
    La miseria, signore!
     
    CONTE
    Ah birbo!
     
    FIGARO
    Grazie.
     
    CONTE
    Hai messo ancor giudizio?
     
    FIGARO
    Oh! e come. Ed ella,
    come in Siviglia?
     
    CONTE
    Or te lo spiego. Al Prado
    vidi un fior di bellezza, una fanciulla
    figlia d'un certo medico barbogio
    che qua da pochi di' s'È stabilito.
    Io, di questa invaghito,
    lasciai patria e parenti, e qua men venni.
    E qua la notte e il giorno
    passo girando a quÈ balconi intorno.
     
    FIGARO
    A quÈ balconi? un medico? Oh cospetto!
    Siete ben fortunato;
    sui maccheroni il cacio v'È cascato.
     
    CONTE
    Come?
     
    FIGARO
    Certo. La' dentro
    io son barbiere, parrucchier, chirurgo
    botanico, spezial, veterinario,
    i1 faccendier di casa.
     
    CONTE
    Oh che sorte!
     
    FIGARO
    Non basta. La ragazza
    figlia non È del medico. È soltanto
    la sua pupilla!
     
    CONTE
    Oh, che consolazione!
     
    FIGARO
    Percio' Zitto!
     
    CONTE
    Cos'e?
     
    FIGARO
    S'apre il balcone.

    (Si ritirano sotto il portico.)

     
     
      

    SCENA V
                                                                                                   (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  


    Rosina, poi Bartolo, e detti.

     
    ROSINA
    (dal balcone)
    Non È venuto ancor. Forse…
     
    CONTE
    Oh, mia vita!
    Mio nume! mio tesoro!
    Vi veggo alfine, alfine
     
    ROSINA
    (estraendo un biglietto)
    Oh, che vergogna!
    Vorrei dargli il biglietto
     
    BARTOLO
    (apparendo al balcone)
    Ebben, ragazza?
    I tempo È buono. Cos'È quella carta?
     
    ROSINA
    Niente, niente, signor: son le parole
    dell'aria dell'Inutil Precauzione.
     
    CONTE
    Ma brava dell'Inutil Precauzione
     
    FIGARO
    Che furba!
     
    BARTOLO
    Cos'È questa
    Inutil precauzione?
     
    ROSINA
    Oh, bella! È il titolo
    del nuovo dramma in musica.
     
    BARTOLO
    Un dramma! Bella cosa! sara' al solito
    un dramma semiserio,
    un lungo, malinconico, noioso,
    poetico strambotto!
    Barbaro gusto! secolo corrotto!
     
    ROSINA
    (lasciando cadere il biglietto)
    Oh, me meschina! l'aria m'È caduta.
    (a Bartolo)
    Raccoglietela presto.
     
    BARTOLO
    Vado, vado.
    (Si ritira.)
     
    ROSINA
    (verso il Conte)
    Ps Ps!
     
    CONTE
    Ho inteso.
    (Raccoglie il foglio.)
     
    ROSINA
    Presto.
     
    CONTE
    Non temete.
     

    (Si nasconde.)
     
    BARTOLO
    (uscendo sulla via)
    Son qua.
    Dov'È?
     
    ROSINA
    Ah, il vento l'ha portata via.
    Guardate.
     
    BARTOLO
    Io non la veggo.
    Eh, signorina, non vorrei (Cospetto!
    Costei m'avesse preso!) In casa, in casa,
    animo, su! A chi dico? In casa, presto.
     
    ROSINA
    Vado, vado. Che furia!
     
    BARTOLO
    Quel balcone io voglio far murare
    Dentro, dico.
     
    ROSINA
    Ah, che vita da crepare!
     

    (Rosina si ritira dal balcone. Bartolo rientra in casa.)
     
    CONTE
    Povera disgraziata!
    Il suo stato infelice
    sempre piu' m'interessa.
     
    FIGARO
    Presto, presto:
    vediamo cosa scrive.
     
    CONTE
    Appunto. Leggi.
     
    FIGARO
    (Legge il biglietto.)
    "Le vostre assidue premure hanno eccitata la mia curiosita'
    Il mio tutore È per uscir di casa;
    appena si sara' allontanato,
    procurate con qualche mezzo ingegnoso d'indicarmi il vostro nome,
    il vostro stato e le vostre intenzioni.
    Io non posso giammai comparire al balcone
    senza l'indivisibile compagnia del mio tiranno.
    Siate pero' certo che tutto È disposta a fare,
    per rompere le sue catene, la sventurata Rosina."
     
    CONTE
    Si', si', le rompera'. Su, dimmi un poco:
    che razza d'uomo È questo suo tutore?
     
    FIGARO
    È un vecchio indemoniato avaro,
    sospettoso, brontolone; avra' cent'anni indosso
    e vuol fare il galante: indovinate?
    Per mangiare a Rosina
    tutta l'eredita' s'È fitto in capo
    di volerla sposare. Aiuto!
     
    CONTE
    Che?
     
    FIGARO
    S'apre la porta.
     

    (Si ritirano in fretta. Bartolo esce di casa.)
     
    BARTOLO
    (parlando verso la porta)
    Fra momenti io torno;
    non aprite a nessun. Se Don Basilio
    venisse a ricercarmi, che m'aspetti.
    (Le mie nozze con lei meglio È affrettare.
    Si', dentr'oggi finir vo' quest'affare.)
     

     
    (Parte.)

     
     

    SCENA VI
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     
    Il Conte e Figaro, poi Rosina.

     
    CONTE
    (fuori con Figaro)
    Dentr'oggi le sue nozze con Rosina!
    Ah, vecchio rimbambito!
    Ma dimmi or tu! chi È questo Don Basilio?
     
    FIGARO
    È un solenne imbroglion di matrimoni,
    un collo torto, un vero disperato,
    sempre senza un quattrino
    Gia', È maestro di musica;
    insegna alla ragazza.
     
    CONTE
    Bene, bene;
    tutto giova saper.
     
    FIGARO
    Ora pensate della bella Rosina a soddisfar le brame.
     
    CONTE
    Il nome mio
    non le vo' dir nÈ il grado; assicurarmi
    vo' pria ch'ella ami me, me solo al mondo,
    non le ricchezze e i titoli
    del conte d'Almaviva. Ah, tu potresti…
     
    FIGARO
    Io? no, signore; voi stesso dovete
     
    CONTE
    Io stesso? e come?
     
    FIGARO
    Zitto? Eccoci a tiro,
    osservate: perbacco, non mi sbaglio.
    Dietro la gelosia sta la ragazza;
    presto, presto all'assalto, niun ci vede.
    In una canzonetta,
    cosi', alla buona, il tutto
    spiegatele, signor
     
    CONTE
    Una canzone?
     
    FIGARO
    Certo. Ecco la chitarra; presto, andiamo.
     
    CONTE
    Ma io
     
    FIGARO
    Oh che pazienza!
     
    CONTE
    Ebben, proviamo.
    Se i1 mio nome saper voi bramate,
    dal mio labbro il mio nome ascoltate.
    Io son Lindoro
    che fido v'adoro,
    che sposa vi bramo,
    che a nome vi chiamo,
    di voi sempre parlando cosi'
    dall'aurora al tramonto del di'.
     
    ROSINA
    (dentro la casa)
    Segui, o caro; deh, segui cosi'!
     
    FIGARO
    Sentite. Ah! che vi pare?
     
    CONTE
    Oh, me felice!
     
    FIGARO
    Da bravo, a voi, seguite.
     
    CONTE
    L'amoroso e sincero Lindoro,
    non puo' darvi, mia cara, un tesoro.
    Ricco non sono,
    ma un core vi dono,
    un'anima amante
    che fida e costante
    per voi sola sospira cosi'
    dall'aurora al tramonto del di'.
    Rosina
    L'amorosa e sincera
    Rosina del suo core Lindo

    (Si ritira dal balcone.)

     

    SCENA VII
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     
    Il Conte e Figaro.

     
    CONTE
    Oh cielo!
     
    FIGARO
    Nella stanza
    convien dir che qualcuno entrato sia.
    Ella si È ritirata.
     
    CONTE
    (con enfasi)
    Ah cospettone!
    Io gia' deliro avvampo! Oh, ad ogni costo
    vederla io voglio Vo' parlarle. Ah, tu,
    tu mi devi aiutar.
     
    FIGARO
    Ih, ih, che furia!
    Si', si', v'aiutero'.
     
    CONTE
    Da bravo: entr'oggi
    vo' che tu m'introduca in quella casa.
    Dimmi, come farai? via! del tuo spirito
    vediam qualche prodezza.
     
    FIGARO
    Del mio spirito
    Bene vedro' ma in oggi
     
    CONTE
    Eh via! t'intendo.
    Va la', non dubitar; di tue fatiche
    largo compenso avrai.
     
    FIGARO
    Davver?
     
    CONTE
    Parola.
     
    FIGARO
    Dunque, oro a discrezione?
     
    CONTE
    Oro a bizzeffe.
    Animo, via.
     
    FIGARO
    Son pronto. Ah, non sapete
    i simpatici effetti prodigiosi
    che, ad appagare il mio signor Lindoro,
    produce in me la dolce idea dell'oro.
    All'idea di quel metallo
    portentoso, onnipossente,
    un vulcano la mia mente
    incomincia a diventar.
     
    CONTE
    Su, vediam di quel metallo
    qualche effetto sorprendente
    del vulcan della tua mente
    qualche mostro singolar.
     
    FIGARO
    Voi dovreste travestirvi,
    per esempio da soldato.
     
    CONTE
    Da soldato?
     
    FIGARO
    Si', signore.
     
    CONTE
    Da soldato? e che si fa?
     
    FIGARO
    Oggi arriva un reggimento.
     
    CONTE
    Si', È mio amico il Colonnello.
     
    FIGARO
    Va benon.
     
    CONTE
    Eppoi?
     
    FIGARO
    Cospetto!
    Dell'alloggio col biglietto
    quella porta s'aprira'.
    Che ne dite, mio signore?
    Non vi par? Non l'ho trovata?
     
    CONTE
    Che invenzione prelibata!
    Bravo, bravo,
    in verita'!
    Bella, bella,
     
    FIGARO
    Piano, piano un'altra idea!
    Veda l'oro cosa fa.
    Ubbriaco si', ubbriaco,
    mio signor, si fingera'.
     
    CONTE
    Ubbriaco?
     
    FIGARO
    Si', signore.
     
    CONTE
    Ubbriaco? Ma perchÈ?
     
    FIGARO
    PerchÈ d'un ch'È poco in sÈ
    (imitando moderatamente i moti d'un ubbriaco)
    che dal vino casca gia',
    il tutor, credete a me,
    il tutor si fidera'.
     
    A DUE
    Che invenzione prelibata!
    Bravo, bravo,
    in verita'!
    Bella, bella,
     
    CONTE
    Dunque
     
    FIGARO
    All'opra.
     
    CONTE
    Andiam.
     
    FIGARO
    Da bravo.
     
    CONTE
    Vado Oh, il meglio mi scordavo!
    Dimmi un po', la tua bottega per trovarti, dove sta?
     
    FIGARO
    La bottega? Non si sbaglia;
    guardi bene; eccola la'.
    (additando fra le quinte)
    Numero quindici a mano manca
    quattro gradini, facciata bianca,
    cinque parrucche nella vetrina
    sopra un cartello "Pomata fina",
    mostra in azzurro alla moderna,
    v'È per insegna una lanterna
    La' senza fallo mi trovera'.
     
    CONTE
    Ho ben capito
     
    FIGARO
    Or vada presto.
     
    CONTE
    Tu guarda bene
     
    FIGARO
    Io penso al resto.
     
    CONTE
    Di te mi fido
     
    FIGARO
    Cola' l'attendo.
     
    CONTE
    Mio caro Figaro
     
    FIGARO
    Intendo, intendo.
     
    CONTE
    Portero' meco
     
    FIGARO
    La borsa piena.
     
    CONTE
    Si', quel che vuoi, ma il resto poi
     
    FIGARO
    Oh non si dubiti, che bene andra'
     
    CONTE
    Ah, che d'amore
    la fiamma io sento,
    nunzia di giubilo
    e di contento!
    Ecco propizia
    che in sen mi scende;
    d'ardore insolito
    quest'alma accende,
    e di me stesso
    maggior mi fa.
     
    FIGARO
    Delle monete
    il suon gia' sento!
    L'oro gia' viene,
    viene l'argento;
    eccolo, eccolo
    che in tasca scende;
    e di me stesso
    maggior mi fa.
     

     
    (Figaro entra in casa di Bartolo, il Conte parte.)

     

    SCENA VIII
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     
    (Fiorello solo)

     
    FIORELLO
    (entrando)
    Evviva il mio padrone!
    Due ore, ritto in piÈ, la' come un palo
    mi fa aspettare e poi
    mi pianta e se ne va. Corpo di Bacco!
    Brutta cosa servire
    un padron come questo,
    nobile, giovinotto e innamorato;
    questa vita, cospetto, È un gran tormento!
    Ah, durarla cosi' non me la sento!
    (Parte.)

     
     
      

    SCENA IX
                                                                                                               (Atto I)
     
    Camera nella casa di don Bartolo.

    Di prospetto la finestra con gelosia, come nella scena prima.
    Rosina, sola.
     
    ROSINA
    Una voce poco fa
    qui nel cor mi risuono';
    il mio cor ferito È gia',
    e Lindor fu che il piago'.
    Si', Lindoro mio sara';
    lo giurai, la vincero'.
    Il tutor ricusera',
    io l'ingegno aguzzero'.
    Alla fin s'acchetera'
    e contenta io restero'
    Si', Lindoro mio sara';
    lo giurai, la vincero'.
    Io sono docile, son rispettosa,
    sono obbediente, dolce, amorosa;
    mi lascio reggere, mi fo guidar.
    Ma se mi toccano dov'È il mio debole
    saro' una vipera e cento trappole
    prima di cedere faro' giocar.
    Si' si', la vincero'. Potessi almeno
    mandargli questa lettera. Ma come?
    Di nessun qui mi fido;
    il tutore ha cent'occhi basta, basta;
    sigilliamola intanto.
    (Va allo scrittoio e suggella la lettera.)
    Con Figaro, il barbier, dalla finestra
    discorrer l'ho veduto piu' d'un'ora;
    Figaro È un galantuomo,
    un giovin di buon core
    Chi sa eh'ei non protegga il nostro amore.
     
     

    SCENA X
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  
     

    Figaro e detta.
     
    FIGARO
    Oh buon di', signorina!
     
    ROSINA
    Buon giorno, signor Figaro.
     
    FIGARO
    Ebbene, che si fa?
     
    ROSINA
    Si muor di noia.
     
    FIGARO
    Oh diavolo! Possibile!
    Un ragazza bella e spiritosa
     
    ROSINA
    Ah, ah, mi fate ridere!
    Che mi serve lo spirito
    che giova la bellezza
    se chiusa io sempre sto fra quattro mura
    che mi par d'esser proprio in sepoltura?
     
    FIGARO
    In sepoltura? ohibo'!
    (chiamandola a parte)
    Sentite io voglio
     
    ROSINA
    Ecco il tutor.
     
    FIGARO
    Davvero?
     
    ROSINA
    Certo, certo; È il suo passo
     
    FIGARO
    Salva, salva; fra poco
    ci rivedrem: ho a dirvi qualche cosa.
     
    ROSINA
    E ancor io, signor Figaro.
     
    FIGARO
    Bravissima.
    Vado.
     

    (Si nasconde, poi tratto tratto si fa vedere.)
     
    ROSINA
    Quanto È garbato!

    (Si ritira.)

     

    SCENA XI  
                                                                                                (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     

     
    Bartolo, Rosina, indi Berta e Ambrogio.

     
    BARTOLO
    Ah, disgraziato Figaro!
    ah, indegno! ah, maledetto! ah, scellerato!
     
    ROSINA
    (Ecco qua: sempre grida.)
     
    BARTOLO
    Ma si puo' dar di peggio!
    Uno spedale ha fatto
    di tutta la famiglia
    a forza d'oppio, sangue e stranutiglia.
    Signorina, il barbiere
    lo vedeste?
     
    ROSINA
    PerchÈ?
     
    BARTOLO
    PerchÈ lo vo' sapere.
     
    ROSINA
    Forse anch'egli v'adombra?
     
    BARTOLO
    E perchÈ no?
     
    ROSINA
    Ebben, ve lo diro'. Si', I'ho veduto,
    gli ho parlato, mi piace, m'È simpatico
    il suo discorso, il suo gioviale aspetto
    (Crepa di rabbia, vecchio maledetto.)
     

    (Parte.)
     
    BARTOLO
    Vedete che grazietta!
    Piu' l'amo, e piu' mi sprezza la briccona.
    Certo, certo È il barbiere
    che la mette in malizia.
    Chi sa cosa le ha detto!
    Chi sa! Or lo sapro'. Ehi. Berta. Ambrogio!
     
    BERTA
    (entrando e starnutendo)
    Ecci'
     

    (entra Ambrogio sbadigliando)
     
    AMBROGIO
    Ah! che comanda?
     
    BARTOLO
    Dimmi.
     
    BERTA
    Ecci'
     
    BARTOLO
    Il barbiere parlato ha con Rosina?
     
    BERTA
    Ecci'
     
    BARTOLO
    Rispondi almen tu, babbuino!
     
    AMBROGIO
    (sbadigliando)
    Ah, ah!
     
    BARTOLO
    Che pazïenza!
     
    AMBROGIO
    Ah, ah! che sonno!
     
    BARTOLO
    Ebben!
     
    BERTA
    Venne, ma io
     
    BARTOLO
    Rosina
     
    AMBROGIO
    Ah!
     
    BERTA
    Ecci'
     
    BARTOLO
    Che serve! Eccoli qua, son mezzo morti.
    Andate.
     
    AMBROGIO
    Ah!
     
    BERTA
    Ecci'
     
    BARTOLO
    Eh, il diavol che vi porti!
     
     

     
    (Berta e Ambrogio partono)

     
     

    SCENA XII
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  
     

    Bartolo, indi don Basilio
     
    BARTOLO
    Ah! Barbiere d'inferno
    Tu me la pagherai Qua, Don Basilio;
    giungete a tempo! Oh! Io voglio,
    per forza o per amor, dentro domani
    sposar la mia Rosina. Avete inteso?
     
    BASILIO
    (dopo molte riverenze)
    Eh, voi dite benissimo
    e appunto io qui veniva ad avvisarvi
    (chiamando a parte)
    Ma segretezza! È giunto
    il Conte d'Almaviva.
     
    BARTOLO
    Chi? L'incognito amante
    della Rosina?
     
    BASILIO
    Appunto quello.
    Bartolo
    Oh diavolo!
    Ah, qui ci vuol rimedio!
     
    BASILIO
    Certo; ma alla sordina.
     
    BARTOLO
    Sarebbe a dir?
     
    BASILIO
    Cosi', con buona grazia
    bisogna principiare
    a inventar qualche favola
    che al pubblico lo metta in mala vista,
    che comparir lo faccia
    un uomo infame, un'anima perduta
    Io, io vi serviro': fra quattro giorni,
    credete a me, Basilio ve lo giura,
    noi lo farem sloggiar da queste mura.
     
    BARTOLO
    E voi credete?
     
    BASILIO
    Oh certo! È il mio sistema.
    E non sbaglia.
     
    BARTOLO
    E vorreste?
    Ma una calunnia
     
    BASILIO
    Ah, dunque
    la calunnia cos'È voi non sapete?
     
    BARTOLO
    No, davvero.
     
    BASILIO
    No? Uditemi e tacete.
    La calunnia È un venticello,
    un'auretta assai gentile
    che insensibile, sottile,
    leggermente, dolcemente
    incomincia a sussurrar.
    Piano piano, terra terra,
    sottovoce, sibilando,
    va scorrendo, va ronzando;
    nelle orecchie della gente
    s'introduce destramente
    e le teste ed i cervelli
    fa stordire e fa gonfiar.
    Dalla bocca fuori uscendo
    lo schiamazzo va crescendo
    prende forza a poco a poco,
    vola gia' di loco in loco;
    sembra il tuono, la tempesta
    che nel sen della foresta
    va fischiando, brontolando
    e ti fa d'orror gelar.
    Alla fin trabocca e scoppia,
    si propaga, si raddoppia
    e produce un'esplosione
    come un colpo di cannone,
    un tremuoto, un temporale,
    un tumulto generale,
    che fa l'aria rimbombar.
    E il meschino calunniato,
    avvilito, calpestato,
    sotto il pubblico flagello
    per gran sorte ha crepar.
    Ah! che ne dite?
     
    BARTOLO
    Eh! sara' ver, ma intanto
    si perde tempo e qui stringe il bisogno.
    No: vo' fare a mio modo:
    in mia camera andiam. Voglio che insieme
    i1 contratto di nozze ora stendiamo.
    Quando sara' mia moglie,
    da questi zerbinotti innamorati
    metterla in salvo sara' pensier mio.
     
    BASILIO
    (Vengan denari: al resto son qua io.)
     

    (Entrano nella prima camera a destra.)

     
     

    SCENA XIII
                                                                                  (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  
     

    Figaro uscendo con precauzione, indi Rosina.
     
    FIGARO
    Ma bravi! ma benone!
    Ho inteso tutto. Evviva il buon dottore!
    Povero babbuino!
    Tua sposa? Eh via pulisciti il bocchino.
    Or che stan la' chiusi,
    procuriam di parlare alla ragazza:
    eccola appunto.
     
    ROSINA
    (entrando)
    Ebbene, signor Figaro.
     
    FIGARO
    Gran cose, signorina.
     
    ROSINA
    Si', davvero?
     
    FIGARO
    Mangerem dei confetti.
     
    ROSINA
    Come sarebbe a dir?
     
    FIGARO
    Sarebbe a dire
    che il vostro bel tutore ha stabilito
    esser dentro doman vostro marito.
     
    ROSINA
    Eh, via!
     
    FIGARO
    Oh, ve lo giuro;
    a stender il contratto
    col maestro di musica
    la' dentro or s'È serrato.
     
    ROSINA
    Si'? oh, l'ha sbagliata affÈ!
    Povero sciocco! L'avra' a far con me.
    Ma dite, signor Figaro,
    voi poco fa sotto le mie finestre
    parlavate a un signore
     
    FIGARO
    Ah, un mio cugino,
    un bravo giovinotto; buona testa,
    ottimo cuor; qui venne
    i suoi studi a compire
    e il poverin cerca di far fortuna.
     
    ROSINA
    Fortuna? oh, la fara'.
     
    FIGARO
    Oh, ne dubito assai: in confidenza
    ha un gran difetto addosso.
     
    ROSINA
    Un gran difetto
     
    FIGARO
    Ah, grande: È innamorato morto.
     
    ROSINA
    Si', davvero?
    Quel giovane, vedete
    m'interessa moltissimo.
     
    FIGARO
    Per bacco!
     
    ROSINA
    Non mi credete?
     
    FIGARO
    Oh si'!
     
    ROSINA
    E la sua bella,
    dite, abita lontano?
     
    FIGARO
    Qui! due passi.
     
    ROSINA
    Ma È bella?
     
    FIGARO
    Oh, bella assai!
    Eccovi il suo ritratto in due parole:
    grassotta, genialotta,
    capello nero, guancia porporina,
    occhio che parla, mano che innamora
     
    ROSINA
    E il nome?
     
    FIGARO
    Ah, il nome ancora?
    Il nome Ah, che bel nome!
    Si chiama
     
    ROSINA
    Ebbene, si chiama?
     
    FIGARO
    Si chiamaerreororosiRosina.
     
    ROSINA
    Dunque io son tu non m'inganni?
    Dunque io son la fortunata!
    (Gia' me l'ero immaginata:
    lo sapeva pria di te.)
     
    FIGARO
    Di Lindoro il vago oggetto
    siete voi, bella Rosina.
    (Oh, che volpe sopraffina,
    ma l'avra' da far con me.)
     
    ROSINA
    Senti, senti ma a Lindoro
    per parlar come si fa?
     
    FIGARO
    Zitto, zitto, qui Lindoro
    per parlarvi or or sara'.
     
    ROSINA
    Per parlarmi? Bravo! bravo!
    Venga pur, ma con prudenza;
    io gia' moro d'impazienza!
    Ma che tarda? ma che fa?
     
    FIGARO
    Egli attende qualche segno,
    poverin, del vostro affetto;
    sol due righe di biglietto
    gli mandate, e qui verra'.
    Che ne dite?
     
    ROSINA
    Non vorrei
     
    FIGARO
    Su, coraggio.
     
    ROSINA
    Non saprei
     
    FIGARO
    Sol due righe
     
    ROSINA
    Mi vergogno
     
    FIGARO
    Ma di che? di che? si sa!
    (andando allo scrittoio)
    Presto, presto; qua un biglietto.
     
    ROSINA
    (Richiamandolo, cava dalla tasca il biglietto e glielo da'.)
    Un biglietto? eccolo qua.
     
    FIGARO
    (attonito)
    Gia' era scritto? VÈ, che bestia!
    Il maestro faccio a lei!
    Ah, che in cattedra costei
    di malizia puo' dettar.
    Donne, donne, eterni Dei,
    chi vi arriva a indovinar?
     
    ROSINA
    Fortunati affetti miei!
    Io comincio a respirar.
    Ah, tu solo, amor, tu sei
    che mi devi consolar!
     
    (Figaro parte.)


     

    SCENA XIV
                                                                                                      (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  


    Rosina, indi Bartolo.

     
    ROSINA
    Ora mi sento meglio. Questo Figaro
    È un bravo giovinotto.
     
    BARTOLO
    (entrando)
    Insomma, colle buone,
    potrei sapere dalla mia Rosina
    che venne a far colui questa mattina?
     
    ROSINA
    Figaro? Non so nulla.
     
    BARTOLO
    Ti parlo'?
     
    ROSINA
    Mi parlo'.
     
    BARTOLO
    Che ti diceva?
     
    ROSINA
    Oh! mi parlo' di cento bagattelle
    Del figurin di Francia,
    del mal della sua figlia Marcellina.
     
    BARTOLO
    Davvero! Ed io scommetto
    che porto' la risposta al tuo biglietto.
     
    ROSINA
    Qual biglietto?
     
    BARTOLO
    Che serve! L'arietta dell'Inutil Precauzione
    che ti cadde staman giu' dal balcone.
    Vi fate rossa? (Avessi indovinato!)
    Che vuol dir questo dito
    cosi' sporco d'inchiostro?
     
    ROSINA
    Sporco? oh, nulla.
    Io me l'avea scottato
    e coll'inchiostro or or l'ho medicato.
     
    BARTOLO
    (Diavolo!) E questi fogli
    Or son cinque eran sei.
     
    ROSINA
    QuÈ fogli? È vero.
    D'uno mi son servita
    a mandar dei confetti a Marcellina.
     
    BARTOLO
    Bravissima! E la penna
    perchÈ fu temperata?
     
    ROSINA
    (Maledetto!) La penna!
    Per disegnare un fiore sul tamburo.
     
    BARTOLO
    Un fiore?
     
    ROSINA
    Un fiore.
     
    BARTOLO
    Un fiore. Ah! fraschetta!
     
    ROSINA
    Davver.
     
    BARTOLO
    Zitta!
     
    ROSINA
    Credete.
     
    BARTOLO
    Basta cosi'.
     
    ROSINA
    Signor..
     
    BARTOLO
    Non piu' tacete.
    A un dottor della mia sorte
    queste scuse, signorina!
    Vi consiglio, mia carina,
    un po' meglio a imposturar.
    I confetti alla ragazza!
    Il ricamo sul tamburo!
    Vi scottaste: eh via! eh via!
    Ci vuol altro, figlia mia,
    per potermi corbellar.
    PerchÈ manca la' quel foglio?
    Vo' saper cotesto imbroglio.
    Sono inutili le smorfie;
    ferma la', non mi toccate!
    Figlia mia non lo sperate
    ch'io mi iasci infinocchiar.
    Via, carina, confessate;
    son disposto a perdonar.
    Non parlate? Vi ostinate?
    So ben io quel che ho da far.
    Signorina, un'altra volta
    quando Bartolo andra' fuori,
    la consegna ai servitori
    a suo modo far sapra'.
    Ah, non servono le smorfie,
    faccia pur la gatta morta.
    Cospetton! per quella porta
    nemmen l'aria entrar potra'.
    E Rosina innocentina,
    sconsolata, disperata,
    in sua camera serrata
    fin ch'io voglio star dovra'.
     
     
    (Parte.)

     
      

    SCENA XV
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     

    Rosina, sola.
     
    ROSINA
    Brontola quanto vuoi,
    chiudi porte e finestre. Io me ne rido:
    gia' di noi femmine alla piu' marmotta
    per aguzzar l'ingegno
    e far la spiritosa, tutto a un tratto,
    basta chiuder la chiave e il colpo È fatto.
     
    (Parte.)

     
     

    SCENA XVI
                                                                                                               (Atto I)

     
    Berta, poi il Conte.

     
    BERTA
    (Entrando)
    Finora i questa camera
    mi parve di sentir un mormorio;
    sara' stato il tutor, colla pupilla
    non ha un'ora di ben Queste ragazze
    non la voglion capir.
    (Si batte alla porta.)
    Battono.
     
    CONTE
    (di dentro)
    Aprite.
     
    BERTA
    Vengo Ecci' Ancora dura;
    quel tabacco m'ha posta in sepoltura.
     
     
    (Corre ad aprire.)

     
     

    SCENA XVII
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  
     
    Il Conte travestito da soldato di cavalleria, indi Bartolo.
     
    CONTE
    Ehi di casa! buona gente!
    Ehi di casa! niun mi sente!
     
    BARTOLO
    (entrando)
    Chi È costui? che brutta faccia!
    È ubbriaco! chi sara'?
     
    CONTE
    Ehi, di casa! maledetti!
     
    BARTOLO
    Cosa vuol, signor soldato?
     
    CONTE
    Ah! si', si', bene obbligato.
     

    (Vedendolo, cerca in tasca.)
     
    BARTOLO
    (Qui costui che mai vorra'?)
     
    CONTE
    Siete voi Aspetta un poco
    Siete voi dottor Balordo?
     
    BARTOLO
    Che balordo?
     
    CONTE
    (leggendo)
    Ah, ah, Bertoldo?
     
    BARTOLO
    Che Bertoldo? Eh, andate al diavolo!
    Dottor Bartolo.
     
    CONTE
    Ah, bravissimo;
    dottor barbaro; benissimo
    gia' v'È poca differenza.
    (Non si vede! che impazienza!
    Quanto tarda! dove sta?)
     
    BARTOLO
    (Io gia' perdo la pazienza,
    qui prudenza ci vorra'.)
     
    CONTE
    Dunque voi siete dottore?
     
    BARTOLO
    Son dottore si', signore.
     
    CONTE
    Ah, benissimo; un abbraccio,
    qua, collega.
     
    BARTOLO
    Indietro!
     
    CONTE
    (Lo abbraccia per forza.)
    Qua.
    Sono anch'io dottor per cento,
    maniscalco al reggimento.
    (presentando il biglietto)
    Dell'alloggio sul biglietto
    osservate, eccolo qua.
     
    BARTOLO
    Dalla rabbia e dal dispetto
    io gia' crepo in verita'.
    Ah, ch'io fo, se mi ci metto,
    qualche gran bestialita'!
     

    (Legge il biglietto.)
     
    CONTE
    (Ah, venisse il caro oggetto
    della mia felicita'!
    Vieni, vieni; il tuo diletto
    pien d'amor t'attendo qua.)
     
     

    SCENA XVIII
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  
     
    Rosina e detti.
     
    ROSINA
    D'ascoltar qua m'È sembrato
    un insolito rumore
    (Si arresta vedendo Bartolo.)
    Un soldato ed il tutore!
    Cosa mai faranno qua?
     

    (Si avanza pian piano.)
     
    CONTE
    (È Rosina; or son contento.)
     
    ROSINA
    (Ei mi guarda, e s'avvicina.)
     
    CONTE
    (piano a Rosina)
    (Son Lindoro.)
     
    ROSINA
    (Oh ciel! che sento!
    Ah, giudizio, per pieta'!)
     
    BARTOLO
    (vedendo Rosina)
    Signorina, che cercate?
    Presto, presto, andate via.
     
    ROSINA
    Vado, vado, non gridate.
     
    BARTOLO
    Presto, presto, via di qua
     
    CONTE
    Ehi, ragazza, vengo anch'io.
     
    BARTOLO
    Dove, dove, signor mio?
     
    CONTE
    In caserma, oh, questa È bella!
     
    BARTOLO
    In caserma?.. . bagattella!
     
    CONTE
    Cara!
     
    ROSINA
    Aiuto!
     
    BARTOLO
    Ola', cospetto!
     
    CONTE
    (a Bartolo, incamminandosi verso le camere)
    Dunque vado
     
    BARTOLO
    (trattenendolo)
    Oh, no, signore,
    qui d'alloggio non puo' star.
     
    CONTE
    Come? Come?
     
    BARTOLO
    Eh, non v'È replica:
    ho il brevetto d'esenzione.
     
    CONTE (adirato)
    Il brevetto?
     
    BARTOLO
    Mio padrone,
    un momento e il mostrero'.
     

    (Va allo scrittoio.)
     
    CONTE
    (a Rosina)
    (Ah, se qui restar non posso,
    deh, prendete)
     
    ROSINA
    (OhimÈ, ci guarda!)
     
    CONTE E ROSINA
    (Cento smanie io sento addosso.
    Ah, piu' reggere non so.)
     
    BARTOLO
    (cercando nello scrittoio)
    (Ah, trovarlo ancor non posso;
    ma si', si', lo trovero'.)
    (venendo avanti con una pergamena)
    Ecco qui.
    (Legge.)
    "Con la presente il Dottor Bartolo, etcetera. Esentiamo"
     
    CONTE
    (Con un rovescio di mano manda in aria la pergamena)
    Eh, andate al diavolo!
    Non mi state piu' a' seccar.
     
    BARTOLO
    Cosa fa, signor mio caro?
     
    CONTE
    Zitto la', Dottor somaro.
    Il mio alloggio È qui fissato
    e in alloggio qui vo' star.
     
    BARTOLO
    Vuol restar?
     
    CONTE
    Restar, sicuro.
     
    BARTOLO
    (prendendo un bastone)
    Oh, son stufo, mio padrone;
    presto fuori, o un buon bastone
    lo fara' di qua sloggiar.
     
    CONTE
    (serio)
    Dunque lei lei vuol battaglia?
    Ben! Battaglia le vo' dar.
    Bella cosa È una battaglia!
    Ve la voglio qui mostrar.
    (avvicinandosi amichevolmente a Bartolo)
    Osservate! questo È il fosso
    L'inimico voi sarete
    (Gli da' una spinta.)
    Attenzion (giu' il fazzoletto.)
    (piano a Rosina alla quale si avvicina porgendole la lettera)
    E gli amici stan di qua.
    Attenzione!
     

    (Coglie il momento in cui Bartolo l'osserva meno attentamente.
    Lascia cadere il biglietto e Rosina vi fa cadere sopra il fazzoletto.)

     
    BARTOLO
    Ferma, ferma!
     
    CONTE
    (rivolgendosi e fingendo accorgersi della lettera che raccoglie)
    Che cos'È? ah!
     
    BARTOLO
    (avvedendosene)
    Vo'vedere.
     
    CONTE
    Si', se fosse nna ricetta!
    Ma un biglietto È mio dovere
    Mi dovete perdonar.
     

    (Fa una riverenza a Rosina e le da' il biglietto e il fazzoletto.)
     
    ROSINA
    Grazie, grazie!
     
    BARTOLO
    Grazie un corno!
    Qua quel foglio; impertinente!
    (a Rosina)
    A chi dico? Presto qua.
     
    ROSINA
    Ma quel foglio che chiedete
    per azzardo m'È cascato;
    È la lista del bucato.
     

    (Entrano da una parte Basilio con carte in mano, dall'altra Berta.)
     
    BARTOLO
    Ah, fraschetta! Presto qua.
    (Le strappa il foglio con violenza.)
    Ah, che vedo! ho preso abbaglio!
    È la lista, son di stucco!
    Ah, son proprio un mammalucco!
    Ah, che gran bestialita'!
     
    ROSINA E CONTE
    (Bravo, bravo il mammalucco
    che nel sacco entrato È gia'.)
     
    BERTA
    (Non capisco, son di stucco;
    qualche imbroglio qui ci sta.)
     
    ROSINA
    (piangendo)
    Ecco qua! sempre un'istoria;
    sempre oppressa e maltrattata;
    ah, che vita disperata!
    Non la so piu' sopportar.
     
    BARTOLO
    (avvicinandosile)
    Ah, Rosina poverina
     
    CONTE
    (minacciando e afferrandolo per un braccio)
    Via qua tu, cosa le hai fatto?
     
    BARTOLO
    Ah, fermate niente affatto
     
    CONTE
    (cavando la sciabola)
    Ah, canaglia, traditore!
     
    TUTTI
    (trattenendolo)
    Via, fermatevi, signore.
     
    CONTE
    Io ti voglio subissar!
     
    TUTTI
    (eccetto il CONTE e ROSINA)
    Gente! Aiuto, soccorrete(mi/lo)
     
    ROSINA
    Ma chetatevi
     
    CONTE
    Lasciatemi!
     
    TUTTI
    (come sopra)
    Gente! aiuto, per pieta'!
     
     

    SCENA XIX
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     
    Figaro entrando col bacile sotto il braccio, e detti.

     
    FIGARO
    Alto la'!
    Che cosa accadde
    signori miei?
    Che chiasso È questo?
    Eterni Dei!
    Gia' sulla piazza
    a questo strepito
    s'È radunata
    mezza citta'.
    (piano al Conte)
    (Signor, giudizio, per carita'.)
     
    BARTOLO
    (additando il Conte)
    Quest'È un birbante
     
    CONTE
    (additando Bartolo)
    Quest'È un briccone
     
    BARTOLO
    Ah, disgraziato!
     
    CONTE
    (minacciando colla sciabola)
    Ah, maledetto!
     
    FIGARO
    (alzando il bacile e minacciando il Conte)
    Signor soldato
    porti rispetto,
    o questo fusto,
    corpo del diavolo,
    or la creanza
    le insegnera'.
    (Signore, giudizio,
    per carita'.)
     
    CONTE
    (a Bartolo)
    Brutto scimmiotto!
     
    BARTOLO
    (al Conte)
    Birbo malnato!
     
    TUTTI
    (a Bartolo)
    Zitto, dottore
     
    BARTOLO
    Voglio gridare
     
    TUTTI (al Conte)
    Fermo, signore
     
    CONTE
    Voglio ammazzare
     
    TUTTI
    Fate silenzio,
    per carita'.
     
    CONTE
    No, voglio ucciderlo, non v'È pieta'.
     

    (Si ode bussare con violenza alla porta di strada.)
     
    TUTTI
    Zitti, che battono
    Chi mai sara'?
     
    BARTOLO
    Chi È?
     
    UFFICIALE
    Ola'!
     
    CORO
    (di dentro)
    La forza,
    aprite qua.
     
    TUTTI
    La forza! Oh diavolo!
     
    FIGARO E BASILIO
    L'avete fatta!
     
    CONTE E BARTOLO
    Niente paura.
    Venga pur qua.
     
    TUTTI
    Quest'avventura,
    ah, come diavolo
    mai finira'?
     

     
    SCENA XX
                                                                                                               (Atto I)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  


    Un ufficiale con soldati, e detti.

     
    CORO
    Fermi tutti. Niun si mova.
    Miei signori, che si fa?
    Questo chiasso d'onde È nato?
    La cagione presto qua.
     
    BARTOLO
    Questa bestia di soldato,
    mio signor, m'ha maltrattato.
     
    FIGARO
    Io qua venni, mio signore,
    questo chiasso ad acquetare.
     
    BERTA E BASILIO
    Fa un inferno di rumore,
    parla sempre d'ammazzare.
     
    CONTE
    In alloggio quel briccone
    non mi volle qui accettare.
     
    ROSINA
    Perdonate, poverino,
    tutto effetto fu del vino.
     
    UFFICIALE
    Ho inteso.
    (al Conte)
    Galantuom, siete in arresto.
    Fuori presto,
    via di qua.
     

    (I soldati si muovono per circondare il Conte.)
     
    CONTE
    Io in arresto?
    Fermi, ola'.
     

    (Con gesto autorevole trattiene i Soldati che si arrestano.
    Egli chiama a sÈ l'Ufficiale, gli da' a leggere un foglio:
    l'Ufficiale resta sorpreso, vuol fargli un inchino,
    e il Conte lo trattiene.
    L'Ufficiale fa cenno ai soldati che si ritirano indietro,
    e anch'egIi fa lo stesso. Quadro di stupore.)

     
    BARTOLO, ROSINA, BASILIO E BERTA
    Fredd o/a ed immobile
    come una statua
    fiato non restami
    da respirar.
     
    CONTE
    Freddo ed immobile
    come una statua,
    fiato non restagli
    da respirar.
     
    FIGARO
    (ridendo)
    Guarda Don Bartolo!
    Sembra una statua!
    Ah ah! dal ridere
    sto per crepar!
     
    BARTOLO
    (all'Ufficiale)
    Ma, signor…
     
    CORO
    Zitto tu!
     
    BARTOLO
    Ma un dottor…
     
    CORO
    Oh, non piu'!
     
    BARTOLO
    Ma se lei…
     
    CORO
    Non parlar!
     
    BARTOLO
    Ma vorrei…
     
    CORO
    Non gridar.
     
    A TRE
    Ma se noi…
     
    CORO
    Zitti voi.
     
    A TRE
    Ma se poi…
     
    CORO
    Pensiam noi.
    Vada ognun pÈ fatti suoi,
    si finisca d'altercar.
     
    BARTOLO
    Ma sentite…
     
    A TRE
    Zitto su!
    Zitto giu'!
     
    BARTOLO
    Ma ascoltate..
     
    A TRE
    Zitto qua!
    Zitto la'!
     
    TUTTI
    Mi par d'esser con la testa
    in un'orrida fucina,
    dove cresce e mai non resta
    delle incudini sonore
    l'importuno strepitar.
    Alternando questo e quello
    pesantissimo martello
    fa con barbara armonia
    muri e volte rimbombar.
    E il cervello, poverello,
    gia' stordito, sbalordito,
    non ragiona, si confonde,
    si riduce ad impazzar.
     

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     

    ATTO II
                  
     
    SCENA I                   (Atto II)
     


    Camera ad uso di studio in casa di Bartolo con sedia
    ed un pianoforte con varie carte di musica.
    Bartolo, solo.

     
     
    BARTOLO
    Ma vedi il mio destino! Quel soldato,
    per quanto abbia cercato,
    niun lo conosce in tutto il reggimento.
    Io dubito eh, cospetto!
    Che dubitar? Scommetto
    che dal conte Almaviva
    È stato qui spedito quel signore
    ad esplorar della Rosina il core.
    Nemmen in casa propria
    sicuri si puo' star! Ma io
    (Battono.)
    Chi batte?
    Ehi, chi È di la' Battono, non sentite!
    In casa io son; non v'È timore, aprite.
     
     
    SCENA II                           (Atto II)

     
    Il Conte, vestito da maestro di musica, e detto.

     
    CONTE
    Pace e gioia sia con voi.
     
    BARTOLO
    Mille grazie, non s'incomodi.
     
    CONTE
    Gioia e pace per mill'anni.
     
    BARTOLO
    Obbligato in verita'.
    (Questo volto non m'È ignoto,
    non ravviso non ricordo
    ma quel volto ma quell'abito
    non capisco chi sara'?)
     
    CONTE
    (Ah, se un colpo È andato a vuoto
    a gabbar questo balordo,
    un novel travestimento
    piu' propizio a me sara'.)
    Gioia e pace, pace e gioia!
     
    BARTOLO
    Ho capito. (Oh! ciel! che noia!)
     
    CONTE
    Gioia e pace, ben di core.
     
    BARTOLO
    Basta, basta. per pieta',
    (Ma che perfido destino!
    Ma che barbara giornata!
    Tutti quanti a me davanti!
    Che crudel fatalita'!)
     
    CONTE
    (Il vecchion non mi conosce:
    oh, mia sorte fortunata!
    Ah, mio ben! Fra pochi istanti
    parlerem con liberta'.)
     
    BARTOLO
    Insomma, mio signore,
    chi È lei si puo' sapere?
     
    CONTE
    Don Alonso,
    professore di musica ed allievo
    di Don Basilio.
     
    BARTOLO
    Ebbene?
     
    CONTE
    Don Basilio sta male, il poverino, ed in sua vece…
     
    BARTOLO
    (in atto di partire)
    Sta mal? Corro a vederlo
     
    CONTE
    (trattenendolo)
    Piano, piano.
    Non È mal cosi' grave.
     
    BARTOLO
    (Di costui non mi fido.) Andiam, andiamo.
     

    (risoluto)
     
    CONTE
    Ma signore…
     
    BARTOLO
    (brusco)
    Che c'È?
     
    CONTE
    (tirandolo a parte)
    Voleva dirvi
     
    BARTOLO
    Parlate forte.
     
    CONTE (sottovoce)
    Ma…
     
    BARTOLO
    (sdegnato)
    Forte, vi dico.
     
    CONTE
    (sdegnato anch'esso e alzando la voce)
    Ebben, come volete,
    ma chi sia Don Alonso apprenderete.
    (in atto di partire)
    Vo dal conte di Almaviva
     
    BARTOLO
    (trattenendolo con dolcezza)
    Piano, piano.
    Dite, dite, v'ascolto.
     
    CONTE
    (a voce alta e sdegnato)
    Il Conte…
     
    BARTOLO
    Piano,
    per carita'.
     
    CONTE
    (calmandosi)
    Stamane
    nella stessa locanda
    era meco d'alloggio, ed in mie mani
    per caso capito' questo biglietto
    (mostrando un biglietto)
    dalla vostra pupilla a lui diretto.
     
    BARTOLO
    (prendendo il biglietto e guardandolo)
    Che vedo! È sua scrittura!
     
    CONTE
    Don Basilio
    nulla sa di quel foglio: ed io, per lui
    venendo a dar lezione alla ragazza,
    volea farmene un merito con voi
    perchÈ con quel biglietto
    (mendicando un ripiego con qualche imbarazzo)
    si potrebbe…
     
    BARTOLO
    Che cosa?
     
    CONTE
    Vi diro'
    s'io potessi parlare alla ragazza,
    io creder verbigrazia le farei
    che me lo diÈ del conte un'altra amante,
    prova significante
    che il conte di Rosina si fa gioco.
    E percio'
     
    BARTOLO
    Piano un poco.
    Una calunnia! Oh bravo!
    Degno e vero scolar di Don Basilio!
    (lo abbraccia, e mette in tasca il biglietto)
    Io sapro' come merita
    ricompensar si' bel suggerimento.
    Vo a chiamar la ragazza;
    poichÈ tanto per me v'interessate,
    mi raccomando a voi.
     
    CONTE
    Non dubitate.
    (Bartolo entra nella camera di Rosina)
    L'affare del biglietto
    dalla bocca m'È uscito non volendo.
    Ma come far? Senza d'un tal ripiego
    mi toccava andar via come un baggiano.
    Il mio disegno a lei
    ora palesero'; s'ella acconsente,
    io son felice appieno.
    Eccola. Ah, il cor sento balzarmi in seno.
     
     

    SCENA III                          (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     


    Bartolo conducendo Rosina, e detto.

     
    BARTOLO
    Venite, signorina. Don Alonso,
    che qui vedete, or vi dara' lezione.
     
    ROSINA
    (vedendo il Conte)
    Ah!
     
    BARTOLO
    Cos'È stato?
     
    ROSINA
    È un granchio al piede.
     
    CONTE
    Oh nulla:
    sedete a me vicin, bella fanciulla.
    Se non vi spiace, un poco di lezione,
    di Don Basilio invece, vi daro'.
     
    ROSINA
    Oh, con mio gran piacer la prendero'.
     
    CONTE
    Che volete cantare?
     
    ROSINA
    Io canto, se le aggrada,
    il rondo' dell'Inutil Precauzione.
     
    BARTOLO
    E sempre, sempre in bocca
    l'Inutil Precauzione!
     
    ROSINA
    Io ve l'ho detto:
    È il titolo dell'opera novella.
     
    BARTOLO
    Or bene, intesi; andiamo.
     
    ROSINA
    Eccolo qua.
     
    CONTE
    Da brava, incominciamo.
     

    (il Conte siede al pianoforte e Rosina canta accompagnata dal Conte;
    Bartolo siede ed ascolta.)

     
    ROSINA
    Contro un cor
    che accende amore
    di verace, invitto ardore,
    s'arma invan poter tiranno
    di rigor, di crudelta'.
    D'ogni assalto vincitore
    sempre amor trionfera'.
    Ah Lindoro, mio tesoro,
    se sapessi, se vedessi!
    Questo cane di tutore,
    ah, che rabbia che mi fa!
    Caro, a te mi raccomando,
    tu mi salva, per pieta'.
     
    CONTE
    Non temer, ti rassicura;
    sorte amica a noi sara'.
     
    ROSINA
    Dunque spero?
     
    CONTE
    A me t'affida.
     
    ROSINA
    E il mio cor?
     
    CONTE
    Giubilera'.
     
    ROSINA
    Cara immagine ridente,
    dolce idea d'un lieto amore,
    tu m'accendi in petto il core,
    tu mi porti a delirar.
     
    CONTE
    Bella voce! Bravissima!
     
    ROSINA
    Oh! mille grazie!
     
    BARTOLO
    Certo, bella voce,
    ma quest'aria, cospetto! È assai noiosa;
    la musica a' miei tempi era altra cosa.
    Ah! quando, per esempio,
    cantava Caffariello
    quell'aria portentosa la, ra, la
    sentite, Don Alonso: eccola qua.
    Quando mi sei vicina,
    amabile Rosina
    l'aria dicea Giannina,
    ma io dico Rosina
    (Entra Figaro col bacile sotto il braccio, e si pone dietro Bartolo
    imitando il canto con caricatura.)

    Il cor mi brilla in petto,
    mi balla il minuetto
     
     

    SCENA IV                             (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     
    Figaro e detti.

     
    BARTOLO
    (avvedendosi di Figaro)
    Bravo, signor barbiere,
    ma bravo!
     
    FIGARO
    Eh, niente affatto:
    scusi, son debolezze.
     
    BARTOLO
    Ebben, qui dunque
    che vieni a fare?
     
    FIGARO
    Oh bella!
    Vengo a farvi la barba: oggi vi tocca.
     
    BARTOLO
    Oggi non voglio.
     
    FIGARO
    Oggi non vuol? Domani
    non potro' io.
     
    BARTOLO
    PerchÈ?
     
    FIGARO
    PerchÈ ho da fare
    a tutti gli Ufficiali
    del nuovo reggimento barba e testa
    alla marchesa Andronica
    il biondo parrucchin coi maronÈ
    al contino BombÈ
    il ciuffo a campanile
    purgante all'avvocato Bernardone
    che ieri s'ammalo' d'indigestione
    e poi e poi che serve?
    (riponendosi in tasca il libro)
    Doman non posso.
     
    BARTOLO
    Orsu', meno parole.
    Oggi non vo' far barba.
     
    FIGARO
    No? Cospetto!
    Guardate che avventori!
    Vengo stamane: in casa v'È l'inferno
    ritorno dopo pranzo: oggi non voglio
    (contraffacendolo)
    Ma che? M'avete preso
    per un qualche barbier da contadini?
    Chiamate pur un altro, io me ne vado.
     

    (Riprende il bacile in atto di partire.)
     
    BARTOLO
    (Che serve? a modo suo;
    vedi che fantasia!)
    Va in camera a pigliar la biancheria.
    (Si cava dalla cintola un mazzo di chiavi per darle a Figaro, indi le ritira.)
    No, vado io stesso.
     

    (Entra.)
     
    FIGARO
    (Ah, se mi dava in mano
    il mazzo delle chiavi, ero a cavallo.)
    (a Rosina)
    Dite: non È fra quelle
    la chiave che apre quella gelosia?
     
    ROSINA
    Si', certo; È la piu' nuova.
     
    BARTOLO
    (rientrando)
    (Ah, son pur buono
    a lasciar qua quel diavolo di barbiere!)
    Animo, va tu stesso.
    (dando le chiavi a Figaro)
    Passato il corridor, sopra l'armadio
    il tutto troverai.
    Bada, non toccar nulla
     
    FIGARO
    Eh, non son matto.
    (Allegri!) Vado e torno. (Il colpo È fatto.)
     

    (Entra.)
     
    BARTOLO
    (al conte)
    È quel briccon, che al Conte
    ha portato il biglietto di Rosina.
     
    CONTE
    Mi sembra un imbroglion di prima sfera.
     
    BARTOLO
    Eh, a me non me la ficca
    (Si sente di dentro un gran rumore come di vasellame che si spezza.)
    Ah, disgraziato me!
     
    ROSINA
    Ah, che rumore!
     
    BARTOLO
    Oh, che briccon! Me lo diceva il core.
     

    (Entra.)
     
    CONTE
    (a Rosina)
    Quel Figaro È un grand'uomo; or che siam soli,
    ditemi, o cara: il vostro al mio destino
    d'unir siete contenta?
    Franchezza!
     
    ROSINA
    (con entusiasmo)
    Ah, mio Lindoro,
    altro io non bramo
     

    (Si ricompone vedendo rientrar Bartolo e Figaro.)
     
    CONTE
    Ebben?
     
    BARTOLO
    Tutto mi ha rotto;
    sei piatti, otto bicchieri, una terrina.
     
    FIGARO
    (mostrando di soppiatto al Conte la chiave della gelosia
    che avra' rubata dal mazzo)

    Vedete che gran cosa! Ad una chiave
    se io non mi attaccava per fortuna,
    per quel maledettissimo
    corridor cosi' oscuro,
    spezzato mi sarei la testa al muro.
    Tiene ogni stanza al buio, e poi e poi…
     
    BARTOLO
    Oh, non piu'.
     
    FIGARO
    Dunque andiam.
    (al Conte e Rosina)
    (Giudizio.)
     
    BARTOLO
    A noi.
     

    (Si dispone per sedere e farsi radere. In quella entra Basilio.)
     
     
      

    SCENA V                                 (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  


    Don Basilio e detti.

     
    ROSINA
    Don Basilio!
     
    CONTE
    (Cosa veggo!)
     
    FIGARO
    (Quale intoppo!)
     
    BARTOLO
    Come qua?
     
    BASILIO
    Servitor di tutti quanti.
     
    BARTOLO
    (Che vuol dir tal novita'?)
     
    CONTE E FIGARO
    (Qui franchezza ci vorra'.)
     
    ROSINA
    (Ah, di noi che mai sara'?)
     
    BARTOLO
    Don Basilio, come state?
     
    BASILIO
    (stupito)
    Come sto?
     
    FIGARO
    (interrompendo)
    Or che s'aspetta?
    Questa barba benedetta
    la facciamo si' o no?
     
    BARTOLO
    (a Figaro)
    Ora vengo!
    (a Basilio)
    E il Curiale?
     
    BASILIO
    (stupito)
    Il Curiale?
     
    CONTE
    (interrompendo, a Basilio)
    Io gli ho narrato
    che gia' tutto È combinato.
    Non È ver?
     
    BARTOLO
    Si', tutto io so.
     
    BASILIO
    Ma, Don Bartolo, spiegatevi..
     
    CONTE
    (a Bartolo)
    Ehi, Dottore, una parola.
    (a Basilio)
    Don Basilio, son da voi.
    (a Bartolo)
    Ascoltate un poco qua.
    (Fate un po' ch'ei vada via,
    ch'ei ci scopra ho gran timore:
    della lettera, signore,
    ei l'affare ancor non sa.)
     
    BARTOLO
    (Dite bene, mio signore;
    or lo mando via di qua.)
     
    ROSINA
    (Io mi sento il cor tremar!)
     
    FIGARO
    (Non vi state a disperar.)
     
    BASILIO
    (Ah, qui certo v'È un pasticcio;
    non l'arrivo a indovinar.)
     
    CONTE
    (a Basilio)
    Colla febbre, Don Basilio,
    che v'insegna a passeggiar?
     

    (Figaro ascoltando con attenzione si prepara a secondare il Conte)
     
    BASILIO
    (stupito)
    Colla febbre?
     
    CONTE
    E che vi pare?
    Siete giallo come un morto.
     
    BASILIO
    Come un morto?
     
    FIGARO
    (tastando il polso a Basilio)
    Bagattella!
    Cospetton! Che tremarella!
    Questa È febbre scarlattina!
     
    CONTE
    (Da' a Basilio una borsa di soppiatto.)
    Via, prendete medicina,
    non vi state a rovinar.
     
    FIGARO
    Presto, presto, andate a letto
     
    CONTE
    Voi paura inver mi fate
     
    ROSINA
    Dice bene, andate, andate
     
    TUTTI
    Presto, andate a riposar.
     
    BASILIO
    (Una borsa! Andate a letto!
    Ma che tutti sian d'accordo!)
     
    TUTTI
    Presto a letto.
     
    BASILIO
    Eh, non son sordo.
    Non mi faccio piu' pregar.
     
    FIGARO
    Che color!
     
    CONTE
    Che brutta cera!
     
    BASILIO
    Brutta cera!
     
    CONTE, FIGARO E BARTOLO
    Oh, brutta assai!
     
    BASILIO
    Dunque vado
     
    TUTTI
    Vada, vada!
    Buona sera, mio signore,
    presto, andate via di qua.
    (Maledetto seccatore!)
    Pace, sonno e sanita'.
     
    BASILIO
    Buona sera ben di core
    poi diman si parlera'.
    Non gridate, ho inteso gia'.

    (Parte.)
     
     

    SCENA VI                        (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  


    Rosina, Conte, Figaro e Bartolo.
     
    FIGARO
    Orsu', signor Don Bartolo
     
    BARTOLO
    Son qua.
    (Bartolo siede, Figaro gli cinge al collo un asciugatoio
    disponendosi a fargli la barba;
    durante l'operuzione Figaro va coprendo i due amanti.)

    Stringi, bravissimo.
     
    CONTE
    Rosina, deh, ascoltatemi.
     
    ROSINA
    Vi ascolto; eccomi qua.
     

    (Siedono fingendo studiar musica)
     
    CONTE
    (a Rosina, con cautela)
    A mezzanotte in punto
    a prendervi qui siamo:
    or che la chiave abbiamo
    non v'È da dubitar.
     
    FIGARO
    (distraendo Bartolo)
    Ahi! ahi!
     
    BARTOLO
    Che cos'È stato?
     
    FIGARO
    Un non so che nell'occhio!
    Guardate non toccate
    soffiate per pieta'
     
    ROSINA
    A mezzanotte in punto,
    anima mia, t'aspetto.
    Io gia' l'istante affretto
    che a te mi stringera'.
     
    CONTE
    Ora avvertir vi voglio,
    (Bartolo si alza e si avvicina agli amanti.)
    cara, che il vostro foglio,
    perchÈ non fosse inutile
    il mio travestimento
     
    BARTOLO
    (scattando)
    Il suo travestimento?
    Ah, ah! brava, bravissimo!
    Ma bravi in verita'!
    Bricconi, birbanti!
    Ah, voi tutti quanti
    avete giurato
    di farmi crepar!
    Su, fuori, furfanti,
    vi voglio accoppar.
    Di rabbia, di sdegno
    mi sento crepar.
     
    ROSINA, CONTE E FIGARO
    L'amico delira,
    la testa gli gira.
    Ma zitto, Dottore,
    vi fate burlar.
    Tacete, tacete,
    non serve gridar.
    Intesi gia' siamo,
    non vo' replicar.)
     
     

    (Partono, meno Bartolo.)
     

    SCENA VII               (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     
    Bartolo solo, poi Ambrogio, indi Berta.

     
    BARTOLO
    Ah! disgraziato me! ma come! ed io
    no mi accorsi di nulla! Ah! Don Basilio
    sa certo qualcosa. Ehi! chi È di la'?
    Chi È di la'?
    (Comparisce Ambrogio.)
    Senti, Ambrogio:
    corri da Don Basilio qui rimpetto,
    digli ch'io qua l'aspetto,
    che venga immantinente
    che ho gran cose da dirgli e ch'io non vado
    perchÈ perchÈ perchÈ ho di gran ragioni.
    Va' subito.
    (Ambrogio parte ed entra Berta.)
    (a Berta)

    Di guardia
    tu piantati alla porta, e poi no, no
    non me ne fido. Io stesso ci staro'.
     

    (Parte.)
     

    SCENA VIII                    (Atto II)
      
    Berta, sola.

     
    BERTA
    Che vecchio sospettoso! Vada pure
    e ci stia finchÈ crepi
    Sempre gridi e tumulti in questa casa;
    si litiga, si piange, si minaccia
    Non v'È un'ora di pace
    con questo vecchio avaro, brontolone!
    Oh, che casa! Oh, che casa in confusione!
    Il vecchiotto cerca moglie,
    vuol marito la ragazza;
    quello freme, questa È pazza.
    Tutti e due son da legar.
    Ma che cosa È questo amore
    che fa tutti delirar?
    Egli È un male universale,
    una smania, un pizzicore
    un solletico, un tormento
    Poverina, anch'io lo sento,
    nÈ so come finira'.
    Oh! vecchiaia maledetta
    Sei da tutti disprezzata
    E vecchietta disperata
    mi convien cosi' crepar.
     

    (Parte.)

     

    SCENA IX                  (Atto II)
     
    Camera con griglia come nel primo atto.
     
    Bartolo e Don Basilio.

     
     
    BARTOLO
    (introducendo Don Basilio)
    Dunque voi Don Alonso
    non conoscete affatto?
     
    BASILIO
    Affatto.
     
    BARTOLO
    Ah, certo
    il Conte lo mando'.
    Qualche gran tradimento
    qui si prepara.
     
    BASILIO
    Io poi
    dico che quell'amico
    era il Conte in persona.
     
    BARTOLO
    Il Conte?
     
    BASILIO
    Il Conte.
    (La borsa parla chiaro.)
     
    BARTOLO
    Sia chi si vuole amico, dal notaro
    vo' in questo punto andare; in questa sera
    stipular di mie nozze io vo' il contratto.
     
    BASILIO
    Il notar? siete matto?
    Piove a torrenti, e poi
    questa sera il notaro
    È impegnato con Figaro; il barbiere
    marita sua nipote.
     
    BARTOLO
    Una nipote?
    Che nipote! Il barbiere
    non ha nipoti. Ah, qui v'È qualche imbroglio.
    Questa notte i bricconi
    me la voglion far; presto, il notaro
    qua venga sull'istante.
    (Gli da' una chiave.)
    Ecco la chiave del portone: andate,
    presto, per carita'.
     
    BASILIO
    Non temete; in due salti io torno qua.

    (Parte.)

     
     

    SCENA X                   (Atto II)


    Bartolo, indi Rosina.

     
    BARTOLO
    Per forza o per amore
    Rosina avra' da cedere. Cospetto!
    Mi viene un'altra idea. Questo biglietto
    (Cava dalla tasca il biglietto datogli dal Conte.)
    che scrisse la ragazza ad Almaviva
    potria servir che colpo da maestro!
    Don Alonso, il briccone,
    senza volerlo mi diÈ l'armi in mano.
    Ehi, Rosina, Rosina, avanti, avanti;
    (Rosina dalle sue camere entra senza parlare.)
    del vostro amante io vi vo' dar novella.
    Povera sciagurata! In verita'
    collocaste assai bene il vostro affetto!
    Del vostro amor sappiate
    ch'ei si fa gioco in sen d'un'altra amante.
    Ecco la prova.
     

    (Le da' il biglietto.)
     
    ROSINA
    (con doloroso stupore)
    (Oh cielo! il mio biglietto!)
     
    BARTOLO
    Don Alonso e il barbiere congiuran
    contro voi; non vi fidate.
    Nelle braccia del Conte d'Almaviva
    vi vogliono condurre.
     
    ROSINA
    (In braccio a un altro!
    Che mai sento ah, Lindoro! ah, traditore!
    Ah si'! vendetta e vegga,
    vegga quell'empio chi È Rosina.) Dite
    signore, di sposarmi
    voi bramavate
     
    BARTOLO
    E il voglio.
     
    ROSINA
    Ebben, si faccia!
    Io son contenta! ma all'istante. Udite:
    a mezzanotte qui sara' l'indegno
    con Figaro il barbier; con lui fuggire
    per sposarlo io voleva
     
    BARTOLO
    Ah, scellerati!
    Corro a sbarrar la porta.
     
    ROSINA
    Ah, mio signore!
    Entran per la finestra. Hanno la chiave.
     
    BARTOLO
    Non mi muovo di qui.
    Ma e se fossero armati? Figlia mia,
    poichÈ tu sei si' bene illuminata
    facciam cosi'. Chiuditi a chiave in camera,
    io vo a chiamar la forza;
    diro' che son due ladri, e come tali,
    corpo di Bacco! l'avrem da vedere!
    Figlia, chiuditi presto; io vado via.
     
     

    (Parte.)
     
    ROSINA
    Quanto, quanto È crudel la sorte mia!
     

    (Parte.)
     
     

    Scoppia un temporale.
    Dalla finestra di prospetto si vedono freguenti lampi,
    e si sente il rumore del tuono.
    Sulla fine del temporale si vede dal di fuori aprirsi la gelosia,
    ed entrano uno dopo l'altro Figaro ed il Conte avvolti in mantelli
    e bagnati dalla pioggia.
    Figaro avra' in mano una lanterna accesa.

     
     

    SCENA XI                 (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     

     
    Il Conte e Figaro, indi Rosina.

     
    FIGARO
    Alfin, eccoci qua.
     
    CONTE
    Figaro, dammi man. Poter del mondo!
    Che tempo indiavolato!
     
    FIGARO
    Tempo da innamorati.
     
    CONTE
    Ehi, fammi lume.
    (Figaro accende i lumi.)
    Dove sara' Rosina?
     
    FIGARO
    (spiando)
    Ora vedremo Eccola appunto.
     
    CONTE
    (con trasporto)
    Ah, mio tesoro!
     
    ROSINA
    (respingendolo)
    Indietro,
    anima scellerata; io qui di mia
    stolta credulita' venni soltanto
    a riparar lo scorno, a dimostrarti
    qual sono, e quale amante
    perdesti, anima indegna e sconoscente.
     
    CONTE
    (sorpreso)
    Io son di sasso.
     
    FIGARO
    (sorpreso)
    lo non capisco niente.
     
    CONTE
    Ma per pieta'
     
    ROSINA
    Taci. Fingesti amore
    per vendermi alle voglie
    di quel tuo vil Conte Almaviva
     
    CONTE
    (con gioia)
    Al Conte?
    Ah, sei delusa! oh me felice adunque
    tu di verace amore
    ami Lindor rispondi
     
    ROSINA
    Ah, si'! t'amai purtroppo!
     
    CONTE
    Ah, non È tempo
    di piu' celarsi, anima mia; ravvisa
    (S'inginocchia gettando il mantello che viene raccolto da Figaro.)
    colui che si' gran tempo
    segui' tue tracce, che per te sospira,
    che sua ti vuole; mira, o mio tesoro,
    Almaviva son io, non son Lindoro.
     
    ROSINA
    (stupefatta, con gioia)
    (Ah! qual colpo inaspettato!
    Egli stesso? o Ciel, che sento!
    Di sorpresa e di contento
    son vicina a delirar.)
     
    FIGARO
    (Son rimasti senza fiato:
    ora muoion di contento.
    Guarda, guarda il mio talento
    che bel colpo seppe far!)
     
    CONTE
    (Qual trionfo inaspettato!
    Me felice! oh bel momento!
    Ah! d'amore e di contento
    son vicino a delirar.)
     
    ROSINA
    Mio signor! ma voi ma io…
     
    CONTE
    Ah, non piu', non piu', ben mio.
    Il bel nome di mia sposa,
    idol mio, t'attende gia'.
     
    ROSINA
    Il bel nome di tua sposa
    oh, qual gioia al cor mi da'!
     
    CONTE
    Sei contenta!
     
    ROSINA
    Ah! mio signore!
     
    ROSINA E CONTE
    Dolce nodo avventurato
    che fai paghi i miei desiri!
    Alla fin dÈ miei martiri
    tu sentisti, amor, pieta'.
     
    FIGARO
    Presto andiamo, vi sbrigate;
    via, lasciate quei sospiri.
    Se si tarda, i miei raggiri
    fanno fiasco in verita'.
    (guardando fuori del balcone)
    Ah! cospetto! che ho veduto!
    Alla porta una lanterna
    due persone! che si fa?
     
    CONTE
    Hai veduto due persone?
     
    FIGARO
    Si', signore.
     
    ROSINA, CONTE E FIGARO
    Che si fa?
    Zitti, zitti, piano, piano,
    non facciamo confusione;
    per la scala del balcone
    presto andiamo via di qua.
     
    FIGARO
    (con angoscia)
    Ah, disgraziati noi! come si fa?
     
    CONTE
    Che avvenne mai?
     
    FIGARO
    La scala
     
    CONTE
    Ebben?
     
    FIGARO
    La scala non v'È piu'.
     
    CONTE
    (sorpreso)
    Che dici?
     
    FIGARO
    Chi mai l'avra' levata?
     
    CONTE
    Quale inciampo crudel!
     
    ROSINA
    (con dolore)
    Me sventurata!
     
    FIGARO
    Zitti zitti sento gente. Ora ci siamo.
    Signor mio, che si fa?
     
    CONTE
    Mia Rosin, coraggio.
     

    (Si avvolge nel mantello.)
     
    FIGARO
    Eccoli qua.
     

    (Si ritirano verso una delle quinte.)


    SCENA XII                     (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

     


    Don Basilio con lanterna in mano, introducendo un Notaro con carte.

     

    BASILIO
    (chiamando alla quinta opposta)
    Don Bartolo! Don Bartolo!
     
    FIGARO
    (accennando al Conte)
    Don Basilio.
     
    CONTE
    E quell'altro?
     
    FIGARO
    VÈ, vÈ, il nostro notaro. Allegramente.
    Lasciate fare a me. Signor Notaro:
    (Basilio e il Notaro si rivolgono e restano sorpresi.
    Il Notaro si avvicina a Figaro.)

    dovevate in mia casa
    stipular questa sera
    il contratto di nozze
    fra il conte d'Almaviva e mia nipote.
    Gli sposi, eccoli qua. Avete indosso
    la scrittura?
    (I1 notaro cava la scrittura.)
    Benissimo.
     
    BASILIO
    Ma piano.
    Don Bartolo dov'È?
     
    CONTE
    (chiamando a parte Basilio, cavandosi un anello dal dito,
    e additandogli di tacere)

    Ehi, Don Basilio,
    quest'anello È per voi
     
    BASILIO
    Ma io…
     
    CONTE
    (cavando una pistola)
    Per voi
    vi son ancor due palle nel cervello
    se v'opponete.
     
    BASILIO
    (Prende l'anello.)
    Oibo', prendo l'anello.
    Chi firma?
     
    CONTE E ROSINA
    Eccoci qua.
     

    (sottoscrivono)
     
    CONTE
    Son testimoni
    Figaro e Don Basilio. Essa È mia sposa.
     
    FIGARO E BASILIO
    Evviva!
     
    CONTE
    Oh, mio contento!
     
    ROSINA
    Oh, sospirata mia felicita'!
     
    FIGARO
    Evviva!
     

     
    (Nell'atto che il Conte bacia la mano a a Rosina,
    Figaro abbraccia goffamente Basilio,
    ed entrano Don Bartolo e un Uffiziale con Soldati.)

     
     

    SCENA XIII                  (Atto II)

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  



    Bartolo, Un Uffiziale con Soldati, e detti.

     

    BARTOLO
    (additanto Figaro ed il Conte all'Alcade ed ai soldati,
    e slanciandosi contro Figaro)

    Fermi tutti. Eccoli qua.
     
    UFFIZIALE
    Colle buone, signor.
     
    BARTOLO
    Signor, son ladri.
    Arrestate, arrestate.
     
    UFFIZIALE
    Mio signore,
    il suo nome?
     
    CONTE
    Il mio nome È quel d'un uom d'onor.
    Lo sposo io sono di questa…
     
    BARTOLO
    Eh, andate al diavolo! Rosina
    esser deve mia sposa: non È vero?
     
    ROSINA
    Io sua sposa? Oh, nemmeno per pensiero.
     
    BARTOLO
    Come? Come, fraschetta?
    (additando il Conte)
    Arrestate, vi dico È un ladro.
     
    FIGARO
    Or or l'accoppo.
     
    BARTOLO
    È un furfante, È un briccon.
     
    UFFIZIALE
    (al Conte)
    Signore
     
    CONTE
    Indietro!
     
    UFFIZIALE
    (con impazienza)
    Il nome?
     
    CONTE
    Indietro, dico, indietro
     
    UFFIZIALE
    Ehi, mio signor! basso quel tono.
    Chi È lei?
     
    CONTE
    Il Conte d'Almaviva io sono.
     
    BARTOLO
    Il Conte! Ah, che mai sento!
    Ma cospetto!
     
    CONTE
    T'accheta, invan t'adopri,
    resisti invan. DÈ tuoi rigori insani
    giunse l'ultimo istante. In faccia al mondo
    io dichiaro altamente
    costei mia sposa.
    (a Rosina)
    Il nostro nodo, o cara,
    opra È d'amore. Amore,
    che ti fÈ mia consorte
    a te mi stringera' fino alla morte.
    Respira omai: del fido sposo in braccio,
    vieni, vieni a goder sorte piu' lieta.
     
    BARTOLO
    Ma io…
     
    CONTE
    Taci
     
    BASILIO
    Ma voi…
     
    CONTE
    Ola', t'accheta.
    Cessa di piu' resistere,
    non cimentar mio sdegno.
    Spezzato È il gioco indegno
    di tanta crudelta'.
    Della belta' dolente,
    d'un innocente amore
    l'avaro tuo furore
    piu' non trionfera'.
    E tu, infelice vittima
    d'un reo poter tiranno,
    sottratta al giogo barbaro,
    cangia in piacer l'affanno
    e in sen d'un fido sposo
    gioisci in liberta', Cari amici
     
    CORO
    Non temete.
     
    CONTE
    Questo nodo
     
    CORO
    Non si scioglie,
    sempre a lei vi stringera'.
     
    CONTE
    Ah, il piu' lieto, il piu' felice
    È il mio cor dÈ cori amanti;
    non fuggite, o lieti istanti
    della mia felicita'.
     
    CORO
    Annodar due cori amanti
    È piacer che egual non ha.
     
    BARTOLO
    Insomma, io ho tutti i torti
     
    FIGARO
    Eh, purtroppo È cosi'!
     
    BARTOLO
    (a Basilio)
    Ma tu, briccone,
    tu pur tradirmi e far da testimonio!
     
    BASILIO
    Ah, Don Bartolo mio, quel signor Conte
    certe ragioni ha in tasca,
    certi argomenti a cui non si risponde.
     
    BARTOLO
    Ed io, bestia solenne,
    per meglio assicurare il matrimonio,
    io portai via la scala del balcone.
     
    FIGARO
    Ecco che fa un'Inutil Precauzione.
     
    BARTOLO
    Ma e la dote? io non posso…
     
    CONTE
    Eh, via; di dote
    io bisogno non ho: va, te la dono.
     
    FIGARO
    Ah, ah! ridete adesso?
    Bravissimo, Don Bartolo,
    ho veduto alla fin rasserenarsi
    quel vostro ceffo amaro e furibondo.
    Eh, i bricconi han fortuna in questo mondo.
     
    ROSINA
    Dunque, signor Don Bartolo?
     
    BARTOLO
    Si', si', ho capito tutto.
     
    CONTE
    Ebben, dottore?
     
    BARTOLO
    Si', si', che serve? quel ch'È fatto È fatto.
    Andate pur, che il ciel vi benedica.
     
    FIGARO
    Bravo, bravo, un abbraccio;
    venite qua, dottore.
     
    ROSINA
    Ah, noi felici!
     
    CONTE
    Oh, fortunato amore!
     
    FIGARO
    Di si' felice innesto
    serbiam memoria eterna;
    io smorzo la lanterna;
    qui piu' non ho che far.
     

    (Smorza la lanterna.)
     
    ROSINA
    Costo' sospiri e pianti
    un si' felice istante:
    alfin quest'almsa amante
    comincia a respirar.
     
    CORO
    Amore e fede eterna
    si vegga in voi regnar. 

    FINE

       Atto I - scena 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,
    11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20
    Atto II  scena
    1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13  

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