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Il Cinquecento e il Seicento hanno segnato i secoli successivi e probabilmente ne stiamo ancora portando le conseguenze. Eclatante è il fallimento di una riforma radicale all'interno della Chiesa Cattolica che viene cercata a lungo e in vari modi soprattutto per contrastare lo strapotere del papa e di Roma e per rinnovare l'alto clero che è ampiamente corrotto: il tentativo avviene attraverso i numerosi concili (dal 1414 al 1517 vengono convocati ben quattro concili ecumenici con questo scopo) i quali si concludono tutti con un nulla di fatto. Il quinto e più noto, sicuramente anche perché ebbe luogo dopo l'affissione delle 95 tesi contro le indulgenze da parte di Martin Lutero, è il Concilio di Trento che dura dal 1545 al 1563. L'Istoria del Concilio Tridentino di Paolo Sarpi, che ricopre un periodo più lungo cioé dal 1500 al 1564 è un prezioso documento che annota i numerosi avvenimenti, le lotte, le prese di posizione, una cronaca acuta dei comportamenti assunti dai rappresentati della Chiesa di Roma, i quali credono di non dover nulla al ribelle monaco tedesco, convinti di poterlo schiacciare come avevano fatto con un altro “ribelle” Jan Hus . Fra' Paolo Sarpi toccò con mano la corruzione e visse personalmente la ferocia della Chiesa romana proprio attraverso le ricerche per compilare la sua Istoria. Il rinnovamento auspicato dai concili non fu sufficientemente radicale e non riuscì a ridimensionare il peso dell'autorità papale e cardinalizie.

Altro grosso fallimento fu l'incapacità della Chiesa di rispondere ad una domanda religiosa fondamentale esplicitata da Lutero : come può l'uomo che è un essere limitato e peccatoreessere certo di poter essere salvato? Lutero era tormentato da questo interrogativo che lospinse a prendere i voti e lo portò a scandalizzarsi di fronte alle indulgenze, una sorta di mercato per la presunta salvezza di vivi e morti, fino ad assumere una posizione radicale e a giungere ad una pubblica condanna delle stesse. Lutero è un rappresentate dell'uomo nordeuropeo, che comincia a viaggiare, a mettere se stesso con le proprie capacità al centro del mondo, è erede di Erasmo, è convinto della responsabilità personale. Percepisce anche la propria insufficienza e teme di non farcela in un mondo che si focalizza ora più sull'uomo che su Dio. Ha paura della morte. Lutero è un rappresentante dell'uomo moderno e la Chiesa per la prima volta non riesce a dare una risposta alla sua domanda esistenziale. O meglio risponde in modo dogmatico e autoritario, lasciandolo insoddisfatto. Perfino i due grandi riformatori della seconda metà del Cinquecento, Santa Teresa d'Avila e Sant'Ignazio di Loyola, che effettivamente diedero un forte impulso vitale alla Chiesa, concentrarono i loro sforzi nel creare una grande disciplina e autodisciplina. La Compagnia di Gesù ha una rigida struttura gerarchica quasi militaresca e giura obbedienza al Papa. Di Teresa d'Avila basta leggere Il cammino di perfezione e Il castello interiore per capire quale sforzo sovrumano di disciplina la Santa chiedeva a se stessa e quante mortificazioni. Ma il frutto della loro santità non raggiunse le grandi masse di laici se non con l'intermediazione dei rappresentanti della Chiesa. Religiosi e laici restano due realtà separate, in cui sono
sempre i primi a prevalere sui secondi, non viene ammessa la parità. L'uomo moderno si sente inevitabilmente incompreso da una Chiesa autoritaria e che si mette poco in discussione.

Ultimo fallimento è la sottomissione della Chiesa alla politica, nell'illusione e nel tentativo che succeda però il contrario. Il migliore esempio è il Santo Uffizio, l'Inquisizione spagnola,un tribunale che ha ottenuto l'approvazione del Papa, perciò ha una veste religiosa. Essa però è nata e si è rafforzata per volontà dei Re Cattolici, i quali tra l'altro rivestono un ruolo primario nella politica dell'Europa del Cinque e Seicento . L'Inquisizione fu uno strumento utilissimo di controllo, di riunificazione e normalizzazione della Spagna, per secoli divisa in vari regni e abitata da musulmani, ebrei e solo in parte da cristiani. Fu temutissima per i mezzi che usò, ma soprattutto per la capillarità con cui agì e la teatralità che usò: i colpevoli venivano puniti davanti alle folle e spesso a scopo dimostrativo venivano inflitte punizioni anche solo a delle effigi, ma così si agiva con efficacia sulla fantasia della gente. L'Inquisizione si accanì contro tutti ma soprattutto verso chi aveva un'indipendenza di vita e di pensiero, dai numerosi ebrei ai moriscos che abitavano la Spagna, ma anche a intellettuali, a scienziati, Copernico, Galilei, e anche contro clero e cardinali . L'Inquisizione ha ucciso la grandissima vivacità intellettuale che c'era in Spagna per avere una maggiore potenza politica. Lo ha fatto sfruttando il placet strappato a Roma.

A cura di Edda Battigelli